La seconda parte del primo dibattito dei candidati democratici Usa si è svolto in modo molto più movimentato della prima com’era prevedibile in quanto oltre ad Elizabeth Warren c’erano Bernie Sanders, Joe Biden, Kamala Harris e Pete Buttigieg. La sorpresa è arrivata quando il cuore del dibattito si è rivelato non lo scontro tra il centrista dell’establishment Biden e il socialista cane sciolto Sanders, quanto tra l’ex vice presidente e la senatrice californiana Harris, che è riuscita a scoprire uno dei suoi punti deboli: la difficoltà nel gestire il dissenso.

Harris dopo aver premesso di non considerarlo razzista, ha affrontato Biden puntando il dito sulla sua posizione riguardo alle misure anti segregazioniste dette «busing» degli anni ’70, strumento governativi per mescolare gli studenti neri a bianchi portandoli in autobus in scuole fuori dal loro quartiere. «C’era una bambina in California – ha detto la senatrice – che faceva parte del programma per favorire l’integrazione dei neri nelle scuole pubbliche e ogni giorno veniva portata a scuola dall’autobus. E quella bambina ero io». Biden non ha saputo reagire e si è divincolato dialetticamente in modo goffo e poco convincente, mentre avrebbe potuto anche ammettere di aver involontariamente sbagliato, e rigirare la posizione anche in suo favore dicendo che in una carriera 40ennale si commettono errori da cui s’impara, per esempio, ma non ha fatto nulla di simile, come, al contrario poco dopo ha fatto Buttigieg, sindaco nell’Indiana, attaccato riguardo ad un omicidio a sfondo razziale avvenuto nella sua città per mano delle forze dell’ordine, Buttigieg è stati interrogato sul perché la sua polizia non sia più mista, ed ha ammesso: «Perché non ci sono riuscito», strappando un applauso e facendo finire lì la questione.

Nel complesso il quadro che ne è uscito è rimasto quello di un partito di sinistra, tanto da far apparire normalizzato Sanders, che non porta più un messaggio diverso dai altri candidati. Sulla salute sono tutti d’accordo che debba essere pubblica, la differenza è che gli altri candidati vorrebbero il Medicare for all, cioè il programma che fornisce assistenza sanitaria pubblica agli anziani, esteso a tutti, mentre Sanders – con Warren, Harris, De Blasio e Gillibrand – vorrebbero veder sparire del tutto la presenza delle assicurazioni sanitarie. Poi tutti i candidati si sono espressi per depenalizzare l’immigrazione illegale facendola diventare una violazione amministrativa, e per l’estensione dei servizi sanitari agli immigrati illegali.

Al di là delle singole posizioni e sulle personalità che hanno spiccato maggiormente , è il partito in sé a sembrare trasformato e questa trasformazione è stata tutta opera di Sanders che, come ha scritto il New York Times, forse ora non è più protagonista, ma lo sono le sue idee. E i piani per realizzarle sono il vero centro del dibattito, mentre lo spauracchio di Trump viene sventolato meno, altro elemento, questo, penalizzante per Biden, che sul battere Trump ha incentrato i suoi primi spot elettorali.