L’addetto stampa del Pentagono John Kirby ha confermato il primo attentato a Kabul con un tweet: «L’esplosione all’Abbey Gate è stata il risultato di un complesso attacco che ha provocato una serie di vittime civili e statunitensi». Già da mercoledì sera il Dipartimento di Stato Usa esortava gli americani a non recarsi all’aeroporto.

L’intelligence Usa non ha dato spiegazioni sul tipo di informazioni specifiche in suo possesso, ma un alto funzionario del comitato dell’intelligence del Senato ha detto a Usa Today che il flusso di minacce in arrivo dalla Cia e da altre agenzie «stava praticamente lampeggiando in rosso da 3 giorni», e che il rischio di potenziali attacchi terroristici preoccupava i funzionari americani dal momento in cui era diventato chiaro che i Talebani avrebbero preso il controllo del Paese, il 15 agosto.

Il presidente Joe Biden aveva iniziato la giornata nello stesso modo in cui lo faceva da più di una settimana: con un briefing nella Situation Room, con la squadra che si occupa della sicurezza nazionale, tra cui il segretario di Stato Antony Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin, nonché i comandanti sul campo.

Ma dopo la notizia degli attentati la Casa bianca ha preso l’inusuale decisione di cancellare il programma presidenziale del giorno e ha spostato a data da definirsi l’incontro previsto con il primo ministro israeliano Naftali Bennett. Annullato anche un incontro virtuale pianificato con un gruppo bipartisan di governatori che si erano offerti volontari per reinsediare gli afghani evacuati nei loro Stati, e una conferenza stampa con i membri della task force per il Covid-19; il rimpasto di così tanti eventi presidenziali sottolinea la gravità della situazione.

Mike Jason, un ex comandante dell’esercito americano che è stato schierato in Afghanistan, ha affermato che gli osservatori «sapevano tutti che sarebbe successo. Gli obiettivi sono troppo redditizi e il gesto simbolico troppo attraente».

Non solo la Casa Bianca, anche il Pentagono ha annullato la conferenza stampa prevista al mattino. Al Congresso, in modo compatto, i repubblicani hanno intensificato le critiche alle modalità del ritiro delle truppe dall’Afghanistan dando la colpa direttamente al presidente. «Joe Biden ha le mani sporche di sangue», ha twittato la deputata Elise Stefanik, mentre altri nel Gop hanno rinnovato le loro richieste di posticipare la data di evacuazione del 31 agosto.

Secondo il senatore Lindsey Graham le forze armate statunitensi dovrebbero riconquistare la base aerea di Bagram a nord di Kabul e completare i voli di evacuazione da lì. «Non è un problema di capacità, ma di volontà», ha twittato Graham.