La presa di posizione di Biden non ha conseguenze nei negoziati in corso al Wto. La proposta di una moratoria limitata ai vaccini non è stata formalizzata. L’unica proposta sul tavolo per ora è quella, ben più estensiva, di India e Sudafrica, che chiede di sospendere tutte le proprietà intellettuali non solo sui vaccini, ma anche su farmaci e test diagnostici.

MA SUL PIANO DELL’IMMAGINE ha ottenuto gli effetti sperati, cioè restituire agli Usa la leadership morale in piena crisi pandemica. In molti plaudono la mossa statunitense. Prima fra tutti la direttrice generale dello Wto Ngozi Okonjo-Iweala: oltre alla dichiarazione di Biden, ieri ha incassato anche la disponibilità di Sudafrica e India a riformulare il testo della loro mozione. La prospettiva di una «soluzione pragmatica» a un negoziato in stallo da quasi sette mesi ora pare realistica.

È APPARSO ENTUSIASTA anche il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebresius. Tedros ha parlato di «decisione storica» e ha riconosciuto «la saggezza e la leadership morale degli Usa al lavoro per superare la pandemia». Parole impensabili fino a pochi mesi fa, quando l’ex-presidente Trump aveva sostanzilamente ritirato gli Usa dall’Oms.

PIÙ SCONTATA LA REAZIONE positiva delle Ong che hanno animato la campagna per la moratoria sui brevetti sin dai primi mesi della pandemia. C’è anche chi, dopo la decisione Usa, non si accontenta e rilancia: « è fondamentale che questa sospensione non si applichi solo ai vaccini, ma riguardi anche i farmaci e i test diagnostici, come proposto nell’ottobre 2020» ha detto Avril Benoît, direttrice generale di Medici senza Frontiere-Usa. «Se gli Stati Uniti vogliono veramente porre fine a questa pandemia – ha aggiunto – devono anche condividere le proprie dosi di vaccini in eccesso attraverso il meccanismo Covax e colmare il divario di forniture».

La palla ora passa all’altra sponda dell’Atlantico, secondo Benoît: «i Paesi che continuano a opporsi alla proposta di sospensione al Wto, come quelli dell’Unione europea – compresa l’Italia – il Regno Unito, la Svizzera, il Canada, l’Australia, la Norvegia, il Giappone e il Brasile, devono agire subito per mettere la salute delle persone prima dei profitti delle case farmaceutiche».

FINORA L’UE AVEVA MANTENUTO una rigida opposizione alla moratoria in sede Wto. Il cambio di passo imposto dagli Usa ha spiazzato inizialmente la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, che rimanda ogni decisione dei 27 al vertice sociale dell’Ue che si apre oggi a Porto. Ma è chiaro che il tema, fino a ieri, non era una priorità: i brevetti non erano all’ordine del giorno del summit portoghese prima del ciclone-Biden. Fiutando la figuraccia, Von del Leyen ha poi aperto a un possibile accordo al Wto dalla sede fiorentina del’Istituto universitario europeo: «Siamo disponibili a discutere la proposta degli Usa» ha detto. «Ma nel breve periodo chiediamo ai Paesi che producono vaccini di permettere l’export ed evitare misure che mettono in crisi la catena di produzione».

NEMMENO NEI DOCUMENTI preparatori del G20 della salute del 21 maggio, in cui l’Italia gioca il ruolo di presidente di turno e padrone di casa, c’era traccia della questione brevetti. Ora aumenta la pressione su Draghi affinché inserisca il tema nell’agenda del summit. Il premier evita di nominare i brevetti parlando di vaccini: «È prioritario aumentare la loro produzione, garantendone la sicurezza, e abbattere gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali» si limita a commentare. Spinge sul governo il M5S che ricorda come una mozione firmata da dalle deputate grilline Angela Ianaro e Giulia Grillo – ma votata dall’intera maggioranza – già impegni il governo Draghi a derogare ai brevetti per affrontare la pandemia. Anche volendo, tuttavia, il governo non potrebbe istituire le «licenze obbligatorie» (cioè l’esproprio dei brevetti per permetterne lo sfruttamento a aziende nostrane, previsto persino dal Wto) in quanto l’Italia non si è mai dotata di una norma in merito. La stessa Grillo, ministra della salute nel primo governo Conte, ha presentato pochi giorni fa un progetto di legge per colmare il vuoto normativo.

PER TROVARE UN ACCORDO nel G20, Draghi dovrà superare l’opposizione di Angela Merkel, che ha accolto con qualche perplessità la svolta filo-indiana degli Usa alla vigilia dell’accordo commerciale Ue-Cina, prioritario per l’export tedesco. «La protezione della proprietà intellettuale è una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro» ha detto una portavoce del governo tedesco. «Il fattore limitante nella produzione dei vaccini sono le capacità di produzione e gli alti standard di qualità, non i brevetti». Anche dalla Cina la mossa statunitense è ricevuta con scetticismo: «È innanzitutto una strategia politica con cui gli Usa intendono ripristinare la loro pessima reputazione», spiega il presidente dell’associazione nazionale delle industrie produttrici di vaccino Feng Duojia al quotidiano Global Times, vicino al partito comunista cinese. Non si esprime sulla moratoria il presidente indiano Modi, pressato da una crisi sanitaria senza precedenti e impegnato a trovare un compromesso al Wto che non porti acqua solo agli Usa.

PIÙ CRITICI, COME PREVISTO, I manager delle società farmaceutiche. L’ad della Pfizer si è detto «per niente favorevole» alla moratoria sui brevetti, ritenuta una «promessa vuota»: «Non ci sono impianti nel mondo che possano produrre vaccini a mRna, al di là di quelli che possiamo costruire noi». «I governi continueranno a comprare le nostre dosi di vaccino per anni anche se i brevetti saranno sospesi» spiegano dall’altra azienda produttrice Moderna, in quanto le società concorrenti incontreranno molti ostacoli nel mettere a punto la produzione su larga scala. A Wall Street, i prezzi delle azioni delle due aziende dopo un crollo iniziale hanno recuperato terreno e già nel pomeriggio di ieri registravano cali tutto sommato contenuti entro l’1,5%.