Con un ordine esecutivo firmato pochi giorni prima la data simbolica che segna 20 anni dagli attentati terroristici dell’11 settembre, Joe Biden ha ordinato al Dipartimento di Giustizia e ad altre agenzie governative di riesaminare i documenti riguardanti il 9/11 e di avviarne la declassificazione entro sei mesi.«Sto onorando l’impegno preso in campagna elettorale di garantire trasparenza – ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti – Il popolo americano merita di avere un quadro più completo di ciò che il suo governo sa di quegli attacchi».

DA MOLTO TEMPO le famiglie delle vittime chiedono che vengano resi pubblici i risultati dell’operazione Encore, l’indagine dell’FBI su una possibile complicità saudita, in particolare sui contatti tra funzionari sauditi e due dirottatori dell’11 settembre che vivevano in California. In questi due decenni le informazioni che sono state rese pubbliche, incluse quelle della Commissione sull’11 settembre, hanno dettagliato numerosi coinvolgimenti sauditi ma senza mai dimostrare la complicità del governo, nonostante una causa intentata dalle famiglie delle vittime presso la corte federale di New York miri proprio a stabilire la responsabilità del governo saudita, sostenendo che abbia fornito un supporto significativo ai dirottatori nei mesi precedenti gli attacchi. All’inizio di quest’anno, la causa ha fatto un importante passo avanti con l’interrogatorio sotto giuramento di ex funzionari sauditi che hanno comunque continuato a negare qualsiasi coinvolgimento.

L’ORDINE ESECUTIVO di Biden arriva un mese dopo l’introduzione di una legge passata al Congresso che impone maggiore trasparenza, e rappresenta una rottura con le posizioni del suo predecessore. Nell’aprile 2020 l’amministrazione Trump si era appellata al segreto di Stato per evitare la divulgazione. L’allora procuratore generale William Barr si rifiutò anche solo di rivelare pubblicamente le ragioni per cui i documenti dovevano rimanere “nascosti”.
Un mese fa invece il Dipartimento di Giustizia del nuovo procuratore generale Merrick Garland ha dichiarato che l’Fbi aveva chiuso «recentemente» una parte della sua indagine sugli attacchi terroristici, e stava quindi iniziando la revisione dei documenti, con l’obiettivo di rivelarne altri.

L’IMPATTO dell’ordine esecutivo di Biden potrebbe farsi sentire già la prossima settimana, e al momento sta raccogliendo l’approvazione di entrambe le aree politiche e di personalità sempre critiche con il governo, come il whistleblower Edward Snowden. Tramite i documenti da lui resi pubblici nel 2013 si era appreso che già entro il 14 settembre 2001, appena tre giorni dopo gli attacchi, l’allora direttore della NSA, Michael Hayden, aveva preso la «decisione tattica» di iniziare a spiare le comunicazioni digitali delle persone residenti negli Usa. «È il panico, non la conoscenza, a renderci vulnerabili», ha dichiarato il whistleblower.