A un mese esatto dall’inizio dell’aggressione russa in Ucraina, Nato, G7 e Unione europea si riuniscono oggi, in una successione di vertici a Bruxelles, capitale mondiale della diplomazia, per una risposta a Mosca, con un primo obiettivo: il cessate il fuoco, per poter aprire un negoziato. A tutti e tre i summit parteciperà via video il presidente ucraino Volodymyr Zelenski, che ieri è intervenuto al parlamento francese.

AL VERTICE NATO, che inizia alle 10, ci sarà anche Joe Biden, oltre al primo ministro giapponese Kishida, al premier turco Erdogan e a Boris Johnson (che non è invitato al Consiglio europeo). Per la Nato, oltre a confermare «l’unità» e la «determinazione», l’obiettivo resta evitare l’escalation «verticale» dei russi, il ricorso a armi non convenzionali, anche se nessuno parla esplicitamente di «linee rosse», per evitare il coinvolgimento diretto nel conflitto. Questo non impedisce un aumento della protezione sul fianco est: per rafforzare la difesa, arriveranno 4 gruppi tattici. Alle 18 e domani mattina, il Consiglio europeo adotta lo Strategic Compass, la bussola che guiderà la svolta europea nel campo della difesa per i prossimi dieci anni, un testo modificato più volte per tener conto della minaccia russa, votato in tempi accelerati, che segna il «risveglio europeo» nella sicurezza, uno degli obiettivi della presidenza francese della Ue.

La successione vertice Nato-Consiglio europeo segna l’attenzione ad evitare strappi nel fronte occidentale, tra Alleanza atlantica e Ue. Saranno «complementari», ci sarà «cooperazione», anche se tra gli europei (21 Ue sui 30 Nato) ci sono diverse sfumature sulle relazioni con gli Usa e il grado di autonomia Ue: è prevista, tra qualche settimana, una comune Dichiarazione Ue-Nato. Bruxelles, con la Bussola, crea una forza di dispiegamento rapido di 5mila uomini. A maggio, ci sarà un vertice straordinario Ue dedicato alla difesa, che dovrà delineare gli investimenti necessari (la Danimarca ha indetto un referendum per entrare nella difesa Ue, il 1° giugno prossimo). Ci saranno «coalizioni di volontari» per aggirare i blocchi del voto all’unanimità. Per l’Ucraina, c’è la seconda tranche di finanziamento che porta l’aiuto a un miliardo. Il sostegno all’Ucraina resta concentrato, oltreché sull’invio di armi di difesa, sull’umanitario, sui rifugiati e l’aiuto alimentare: in preparazione un fondo di solidarietà per la ricostruzione e una conferenza internazionale a Berlino.

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LA PRESIDENZA tedesca ha convocato per oggi, a ruota della Nato, un G7 (ore 14) per confermare la solidarietà all’Ucraina, in questo caso anche con le sanzioni, in stretta connessione con il Consiglio Ue. Prima di decidere un nuovo pacchetto, il G7 intende «monitorare» gli effetti delle prime ondate di sanzioni: il pil russo ha perso l’8%, il rublo il 30% ed è sotto pressione grazie al blocco delle riserve della Banca centrale, l’inflazione è al 20%, i tassi di interesse sono saliti al 20%. Gli europei sono più colpiti degli Usa dai contro-effetti delle sanzioni e la decisione di Mosca di non accettare più pagamenti in dollari e euro per l’energia, ma solo in rubli, è vista come una «rottura di contratto». La Ue costruisce la resilienza: con il programma Repower Europe, l’obiettivo è mettere fine alla dipendenza da petrolio, carbone e gas russi, ridurla di due terzi entro l’anno, per decidere, entro fine maggio, come eliminarla entro il 2027.

Nell’immediato, la Ue discute di una task force per l’acquisto di gas per il prossimo inverno, come era stato chiesto dalla Spagna (seguita da una decina di paesi), sul modello degli acquisti dei vaccini Covid (adesso si registrano le stesse manovre nazionali, Germania in testa, per trovare soluzioni nazionali): acquisti di gruppo presso altri produttori, dal Qatar agli Usa, la Norvegia, l’Algeria.

LA COMMISSIONE APRE a interventi nazionali di sostegno sui prezzi, per ammortizzare il peso degli aumenti sui consumatori finali e le imprese. I paesi del sud (e il Belgio) pensano anche a imporre un tetto al prezzo del gas, ma i nordici sono contrari, temono la penuria. Politica comune anche per gli stock di gas: sarà obbligatorio un minimo del 90% al 1° novembre di ogni anno, ma ci sarà bisogno di solidarietà (7 paesi non hanno possibilità di stock: Grecia, Lussemburgo, Finlandia, Estonia, Irlanda, Slovenia, Lituania).