Un sms del presidente dell’associazione Avaca, il sindacalista Gaetano Rastelli (Flp Bac), ha comunicato lunedì sera ai 22 «scontrinisti» che non lavoreranno più alla biblioteca nazionale di Roma. Il loro «volontariato», in realtà un lavoro con tanto di ferie e turni pagato con un rimborso spese da 400 euro mensili previa consegna di scontrini di valore equivalente, è stato interrotto a seguito della sospensione della convenzione con Avaca. La decisione è stata presa dal direttore generale della biblioteca più grande del paese, la stessa che ha usato queste persone per coprire i buchi lasciati dal blocco delle assunzioni nella Pubblica Amministrazione. «Da oggi non svolgeremo più le nostre mansioni e non riceveremo quel magro rimborso pesato a scontrini – commentano in una nota i lavoratori – Non riceveremo neanche una minima forma di indennità di disoccupazione, nonostante un’anzianità nella biblioteca di sei, dieci e a volte diciassette anni. Dovevano eliminare il volontariato, scelgono di prendersela con i volontari».

L’USO IMPROPRIO del volontariato è stato raccontato in un’inchiesta de Il Manifesto il 4 giugno 2014 e rilanciata sulla nostra testata il 12 gennaio e il 14 aprile scorsi. Nelle ultime settimane è diventata un caso mediatico dopo la pubblicazione di un lettera denuncia sulla pagina facebook «Scontrinisti». Domani alle 10, davanti ai cancelli delle biblioteca di viale Castro Pretorio, la protesta continuerà in un sit-in al quale parteciperanno i lavoratori, la Rsu della biblioteca e i sindacati (da Fp Cgil a Usb). Ieri mattina, i lavoratori accompagnati dalla Rsu hanno chiesto alla direzione di mettere nero su bianco le ragioni della sospensione della convenzione con l’associazione. Gli uffici si sono rifiutati perché riconoscono in loro solo dei «volontari», e non dei «lavoratori».

LA REAZIONE della Cgil, che sostiene la protesta degli scontrinisti, è stata veemente: «Non ci lasceremo intimidire da queste pratiche ottocentesche e da attacchi diffamatori» sostengono il Nidil e la Funzione pubblica Cgil, nazionale e di Roma che denunciano l’«inammissibile ritorsione» da parte della Biblioteca Nazionale e del Mibact contro le «legittime richieste dei lavoratori». «Si cerca di cancellare il problema con l’esplulsione dei “volontari” invece di prendere atto dell’uso improprio del volontariato, denunciato dagli stessi protagonisti della vicenda». «Il caso – sostengono – investe le responsabilità politiche del ministro Franceschini». Al direttore della biblioteca, Andrea De Pasquale, si chiede il riconoscimento della natura lavorativa di queste prestazioni e l’attivazione di un bando per affidare le attività a un soggetto capace di garantire i diritti, non certo il «licenziamento senza giusta causa». Franceschini dovrebbe rispondere a un question time oggi alla Camera richiesto da Sinistra Italiana.

Una circolare della direzione biblioteche del Mibact del 20 aprile scorso ha stabilito che il servizio civile nazionale sostituirà queste forme di volontariato. Gli «scontrinisti» della Nazionale non potranno continuare la loro attività. Entro il 30 giugno tutte le convenzioni in scadenza con le associazioni dei «volontari» saranno eliminate e sostituite con il nuovo sistema del servizio civile nazionale. I nuovi volontari saranno sostituiti ogni sei mesi e suppliranno su larga scala al blocco del turn over, al pensionamento dei dipendenti che sfuggono alla morsa della legge Fornero e all’assenza del personale che il governo non intende assumere. Le parole della circolare sono chiare: «applicare modalità organizzative atte a scongiurare qualsivoglia pretesa di riconoscimento di rapporto di lavoro subordinato». Giunge così a compimento il progetto di usare il servizio civile al posto del lavoro dipendente e precario nei beni culturali, già inaugurato da due bandi del Mibact. I volontari del servizio civile potranno essere usati nella P.A., negli «eventi» stile Expo, nelle emergenze della «sicurezza sociale» stabilite dal governo o dai media qualora la ferma obbligatoria a fini di servizio civile, proposta dalla ministra della difesa Pinotti, diventasse legge. Il lavoro mascherato da volontariato, allora, sarà norma, non un’eccezione.

LA PROTESTA contro il lavoro culturale gratuito indetta oggi dalla campagna «Mi riconosci?» si inserisce in questa cornice. Aderiscono musei, biblioteche e dipartimenti universitari, Rifondazione, Possibile e Sinistra Italiana.

Intervista. Scontrinista alla biblioteca nazionale di Roma: «Pur di lavorare costretta al precariato estremo»