Benyamin Netanyahu partecipando alla marcia di Parigi ha fatto il pieno. Due risultati in un colpo solo: ha messo in ombra i ministri e rivali Lieberman e Bennett con lui in Francia e ha assestato un montante alle speranze di quelli di ‘Ha-Mahane’ ha-Zioni’ ‘, ossia ‘Lo schieramento Sionista’, ieri impegnati con le primarie. Chi sono? Il leader laburista Yitzhak Herzog e l’ex ministra centrista Tzipi Livni. Hanno scelto un nome militante, ad effetto, per la loro lista unica, sperando di fare leva sui rinnovati sentimenti nazionalisti tra gli israeliani ebrei. Ma il premier israeliano il sogno sionista lo realizza, lo rende concreto davanti agli occhi di tutti. Dopo gli attentati a Parigi, l’immigrazione in Israele dei francesi ebrei e degli ebrei in generale, è diventato un punto centrale della campagna elettorale e d’immagine del primo ministro, incurante delle parole del presidente Hollande che ha definito il mezzo milione di ebrei che vive in Francia parte integrante della società francese.

 

«Gli ebrei hanno il diritto di vivere in molti Paesi al mondo, in piena sicurezza. Ma c’è una sola terra che è la loro patria storica e che li accoglierà sempre a braccia parte. Israele è la vera casa di tutti noi», ha proclamato Netanyahu ieri durante i funerali di stato di Yoav Hattab, Yohan Cohen, Philippe Braham e Francois-Michel Saada, i quattro morti nel Hyper Cacher di Parigi, sepolti nel cimitero Har Hamenuhot di Gerusalemme vicino agli ebrei uccisi nella scuola di Tolosa, sempre in Francia, in un altro attentato, nel 2012. L’altro giorno a Parigi il primo ministro aveva addirittura arringato i francesi, esortandoli a trasferirsi alla «loro casa», Israele. Ieri ha parlato in generale dell’aliya, l’immigrazione ebraica. Ma l’occasione e il luogo scelti per le nuove dichiarazioni non lasciano dubbi sull’intenzione di Netanyahu di sollecitare i francesi ebrei a raggiungere Israele. Immigrazione ebraica e sicurezza in Israele è il messaggio che Netanyahu sta diffondendo per sbaragliare i suoi rivali di ‘Schieramento Sionista’ in una campagna per le elezioni del 17 marzo che poco alla volta sta entrando nel vivo. Tuttavia non tutti, anche a destra, si dicono convinti della validità della linea scelta da Netanyahu. Persino un dirigente del movimento sionista come Natan Sharansky, presidente dell’Agenzia Ebraica (che promuove l’aliya), ha suggerito a Netanyahu cautela e di calibrare con attenzione il suo messaggio ai francesi ebrei. «Non possiamo dirgli: E’ vostro obbligo partire immediatamente, piuttosto dobbiamo rassicurarli. Non è intelligente intimare: emigrate ora», ha spiegato Sharansky. Da parte sua lo scrittore Avraham Yehoshua, in una intervista a Repubblica, ha sottolineato che molti dei francesi ebrei sono schierati a destra ed espresso il timore che se ne vadano direttamente nelle colonie nella Cisgiordania occupata una volta atterrati a Tel Aviv.

 

Incurante delle critiche e forte dell’orientamente politico dei potenziali immigrati, il premier punta su un ulteriore aumento degli ebrei in arrivo dalla Francia e con ogni probabilità auspica che scelgano di andare negli insediamenti colonici in Cisgiordania. La tendenza lo conforta, parecchio. Il numero dei francesi ebrei che si sono trasferiti in Israele è passato da 1.800 nel 2012 a 3.300 nel 2013, a 7.000 l’anno scorso. Prima gli attacchi della scorsa settimana a Parigi, la proiezione per il 2015 era stata di circa 10.000, ora il numero potrebbe raggiungere 15.000 e oltre. L’Agenzia Ebraica ha aumentato il numero di emissari che in Francia da 12 a 20. Tutti impegnati domenica a Parigi a rispondere alle domande delle centinaia di persone che richiedevano informazioni su un possibile trasferimento in Israele.

 

Dror Ektes, un ricercatore israeliano legato a gruppi pacifisti, che da anni si occupa del monitoraggio dell’espansione delle colonie, non ha dubbi, è sicuro che «molti dei francesi ebrei che arriveranno in Israele, presto o tardi finiranno negli insediamenti colonici perchè sono di destra e ferventi nazionalisti. Già ora molti di questi francesi popolano in gran numero colonie come Yachir e Kochav Yaacov e c’è ragione di credere che ne arriveranno molti altri nelle colonie se gli appelli di Netanyahu otterranno risultati».