Milioni di israeliani domani vanno alle urne per la terza volta in meno di un anno per il rinnovo della Knesset. Potrebbe non essere l’ultima volta nel 2020. Il terzo atto dello scontro tra Bibi e Benny, ossia tra il premier di destra Netanyahu e il leader dell’opposizione centrista Gantz, non pare destinato a risolvere lo stato politico cominciato alla fine del 2018. Anche queste votazioni rischiano di rivelarsi inconcludenti. Stando agli ultimi sondaggi, Netanyahu e il suo partito, il Likud, sono riusciti a colmare il distacco dalla lista Blu-Bianco di Gantz e secondo alcune rilevazioni sono alla pari (33 seggi a testa) o in vantaggio sugli avversari. Più significativo è che il blocco delle destre è in vantaggio sul centrosinistra, 57-58 seggi contro 56.

 

Nessuno dei due schieramenti tuttavia ha i numeri (almeno 61 seggi) per formare una maggioranza. Ma se i sondaggi saranno confermati dai voti reali, Netanyahu riceverà l’incarico dal capo dello stato per tentare di mettere insieme una coalizione. E farà di tutto per convincere il suo rivale di destra Avigdor Lieberman (il suo partito è dato a 6-7 seggi) a far parte di una nuova maggioranza di destra. Lieberman per ora lo esclude – non accetta che i partiti dei religiosi entrino nel governo – ma in politica, si sa, tutto è possibile. Gantz al contrario sembra tagliato fuori. Il capo di Blu-Bianco ha svolto una campagna elettorale sul “voto utile” tra gli elettori di sinistra per mandare a casa Netanyahu, proponendo però solo ricette di destra. E ha categoricamente escluso di poter coinvolgere la Lista araba unita che pure sarebbe fondamentale per una coalizione con i suoi 14-15 seggi previsti dai sondaggi.

Comunque andranno elezioni, Netanyahu ha dimostrato ancora una volta la sua abilità politica. Nel pieno della campagna elettorale ha convinto Donald Trump a presentare il suo “piano di pace” (Accordo del Secolo) che ha ricompattato la destra dietro all’idea di una annessione rapida e unilaterale a Israele delle ampie porzioni di Cisgiordania con gli insediamenti coloniali e la Valle del Giordano. E ha saputo conservare la sua base di consenso malgrado l’annuncio che il 17 marzo andrà sotto processo per corruzione, frode e abuso di potere. L’elettorato di destra ritiene secondarie le sue vicende giudiziarie e ben più importante che resti in sella per portare avanti l’annessione di una buona parte dei territori palestinesi occupati e per usare il pugno di ferro con Iran, Hamas e Hezbollah. L’aula del tribunale a questo punto rischia di trasformarsi in un palcoscenico per il personaggio vittima di congiure della sinistra e dei magistrati che Netanyahu interpreta da quando è indagato.

L’elettorato in generale appare stanco e rassegnato e questo stato d’animo forse avrà riflessi sull’affluenza alle urne. Senza dimenticare i timori per il coronavirus che potrebbero spingere gli elettori più anziani a rinunciare al voto. La commissione elettorale ha preparato seggi speciali per chi è in quarantena, circa 1600 persone.