Le amministrative in Sicilia segnano una svolta per l’isola, non più roccaforte del Pdl. Da oggi la vecchia geografia politica non conta. Tutto da rifare. Dopo le regionali che hanno consegnato a Rosario Crocetta il governo, la Sicilia diventa una regione di centrosinistra.

Nei capoluoghi, il centrodestra ha fatto acqua da tutte le parti. A Messina andranno al ballottaggio Felice Calabrò (Udc, Megafono, Sel, Pd, Democratici Riformisti e liste civiche) e Renato Accorinti, animatore del Comitato No Ponte. A Ragusa al ballottaggio contro il candidato di Pd, Megafono e Udc, Giovanni Cosentini (al 29,34%), va il 5 Stelle Federico Piccitto (15,05%). A Siracusa è spareggio tra il candidato del centrosinistra Giancarlo Garozzo (30,3%) e Paolo Reale (28,1%), sostenuto da cinque liste civiche formate da dissidenti del Pdl. Infine Catania viene espugnata da Enzo Bianco, l’ultimo sindaco prima della lunga stagione di Umberto Scapagnini, u dutturi di Berlusconi, scomparso nell’aprile scorso, e di Raffaele Stancanelli, sindaco dal 2008. Con il 50,64% Bianco è il nuovo sindaco. «Clamoroso al Cibali», scherzano per la strade i catanesi.

«I catanesi mi hanno votato ricordando la stagione della mia sindacatura – commenta Bianco – ma anche credendo nel progetto di futuro. Qui, appena qualche mese fa, il centrosinistra era al 20% e ora abbiamo riguadagnato oltre 30 punti. C’è anche un riconoscimento a tante persone che hanno scommesso insieme a me su un grande progetto di crescita della città». Una città «solidale, colta, bella». Il risultato catanese sorprende i dirigenti del Pd: «Ci credevamo, ma non così», spiega il senatore Beppe Lumia.

Chi ha perso è il movimento 5 Stelle. Eppure il leader regionale Giancarlo Cancelleri, qualche giorno prima delle elezioni sosteneva: «Non escludiamo sorprese, soprattutto per l’ottimo lavoro svolto dai nostri 14 deputati all’Assemblea regionale». In effetti la sorpresa c’è stata, i numeri delle politiche sono uno sbiadito ricordo: nei collegi regionali per la Camera, il movimento aveva ottenuto il 34% in Sicilia occidentale e il 32% nel collegio orientale. Al senato aveva sfiorato il 30. Era il primo partito dell’isola. Dopo tre mesi le percentuali sono crollate a una media compresa tra il 5 e il 7%.

A Catania, alle regionali di ottobre, i 5 stelle avevano ottenuto più di 18 mila voti di lista. Alle amministrative, la candidata sindaco, Lidia Adorno, ha raccolto appena 2989 voti e la lista si è fermata a 5869. Stessa cosa a Messina: dai 12 mila voti delle regionali, la candidata Maria Saija supera appena i 2.300, la lista raccoglie 3.100 voti.

A Ragusa l’emmoragia viene stoppata dal successo di Federico Piccitto, che con il 15,64% va al ballottaggio con Giovanni Cosentini (Pd, 29,3), staccando di poco il candidato del centrodestra. Ma la lista 5 Stelle si ferma al 9,7. A Siracusa, il MoVimento passa dai 10mila voti delle regionali ai 2800 del candidato sindaco Marco Ortisi (la lista ne ottiene 2300). «Il risultato è al di sotto delle aspettative, l’autocritica andrà fatta. Ma siamo un movimento giovane – ammette Cancelleri – ed è naturale, forse persino benefico, prendere una legnata come questa. Ci servirà per ripartire con più slancio».