«Devo la mia vita a Israele, dove mi trovo adesso. Sono stato aiutato dal Mossad». Papalina e spalle avvolte nello scialle bianco, è riapparso così, a un anno dalla sua misteriosa scomparsa, mentre prega al Muro del pianto di Gerusalemme, il leader separatista dell’Indigenous People of Biafra (Ipob), Nnamdi Kanu. Il video è stato diffuso domenica scorsa e la “lieta novella” è stata annunciata dallo stesso Kanu ai microfoni della “sua” Radio Biafra, l’emittente fondata e controllata dall’Ipob che trasmette da Londra.

Kanu sogna di riunire gli stati meridionali della Federazione nigeriana in un nuovo Biafra indipendente. Sulla falsariga di quello “storico”, in seguito alla cui proclamazione, nel 1967, seguirono tre anni di guerra civile e almeno un milione di morti. Di etnia Igbo, con doppio passaporto nigeriano e britannioco, Kanu ora sostiene di essere «ebreo», alludendo alla leggenda che riguarda la migrazione di Giacobbe, nipote di Abramo, in Africa occidentale. Nell’annuncio non ha fornito dettagli sul modo in cui il servizio di intelligence israeliano avrebbe favorito la sua fuga.

Dopo essersi espresso a favore della lotta armata per realizzare il progetto secessionista, era stato arrestato nel 2015 con l’accusa tra l’altro di «cospirazione criminale». Ma dopo 19 mesi in cella e nessun processo era stato rilasciato su cauzione. Un anno fa la tensione con il governo centrale era tornata a salire e l’esercito nigeriano decideva infine di intervenire. Ma quando parte il raid, dalla sua residenza nello stato di Abia, dove erano sicuri di trovarlo, Kanu era già scomparso. Svanito nel nulla, fino a domenica.