Goffredo Bettini. Che giudizio dà sul testo finale del Pnnr Recovery? Ci sono differenze sostanziali rispetto a quello di Conte?

È un testo buono. Riprende sostanzialmente l’ultima stesura del piano del governo Conte II, con alcuni rafforzamenti e miglioramenti. Apprezzabile quello sulla garanzia dei mutui per i giovani. Il poco spazio per un dibattito pubblico e istituzionale, dipende anche dal fatto che abbiamo perso tre mesi, per una crisi politica irresponsabile. Ora, si tratta di valutare bene la destinazione dei 30 miliardi che si aggiungono alle risorse del Recovery. Vanno rafforzati gli investimenti al Sud, per le aree interne, per l’adeguamento e l’innovazione di alcuni servizi fondamentali, come gli asili nido. E poi c’è il capitolo delle riforme. Decisiva rimane quella del fisco; che deve essere progressivo, difendere i ceti che producono, stroncare l’evasione fiscale, limitare e bonificare le rendite e il parassitismo. Si può fare entro luglio. E questa volta mi fa piacere dirlo: ce lo chiede l’Europa!

Renzi adesso non critica lo scarso coinvolgimento del Parlamento. Dimostra quanto fossero strumentali le critiche a Conte?

Si. Molte critiche più che al merito, appartenevano ad una sorta di “guerriglia” politica. Renzi, e non solo lui, dicevano: “Mes o morte”. Sente più parlare del Mes?

Chiariamo un punto. C’era dietro la crisi del Conte II solo la necessità di cambiare il timoniere, metterne uno con una reputazione più solida in Europa? E chi oltre a Renzi, Lega e Forza Italia ha lavorato in questa direzione?

Si è svolto tutto alla luce del sole. Non solo alcuni partiti hanno spinto per la caduta di Conte. Ma anche le proprietà di molti grandi giornali, la nuova direzione di Confindustria, la rete fittissima di interessi imprenditoriali e professionali del Nord. Ma non vorrei che il solo parlare di forze sociali ed economiche che si sono mosse, riproponga l’accusa di fantasticare su possibili “complotti”. Termine che non ho mai usato. Quindi mi tengo prudente: il governo Conte II è morto di freddo.

È ragionevole e opportuno che Italia Viva sia considerata parte del centrosinistra, a partire dalle comunali?

Il campo democratico e antisovranista più è largo e meglio è. Solo chi coltiva pregiudiziali o mira a fomentare conflitti, è estraneo alla sua natura pluralista ma unitaria. Dire: ci sto, ma non voglio i 5Stelle è inaccettabile.

Che giudizio dà della coabitazione al governo con le destre? È una situazione che paralizza il Pd e la sua azione politica?

È una condizione di emergenza e transitoria. Guai a dargli un valore strategico. Oggi è necessario uno sforzo comune per vaccinare gli italiani e mettere al sicuro la ripresa economica. Poi occorre prepararsi alla fase successiva, che inevitabilmente contrapporrà i progressisti ai sovranisti. E poi come ci si può affidare ad un governo di lunga durata con dentro Salvini, che vuole sfiduciare Speranza e raccogliere firme contro i provvedimenti del primo ministro che dovrebbe sostenere?

Forza Italia si sta dimostrando intrinsecamente diversa dai sovranisti e quindi potenziale vostra alleata?

Ho sempre pensato che Fi sia diversa dai sovranisti. Ma vedo che ogni volta che Salvini alza la voce si adeguano.

Sulla gestione Covid ha visto un cambio di passo? La sinistra rischia di essere considerata troppo lontana dalla disperazione delle categorie costrette alla chiusura?

Si devono aprire al più presto le attività, sulla base della curva dei contagi. Oggi si impongono restrizioni. Se la situazione cambia in meglio esse andranno superate. Occorre evitare la confusione che crea la Lega, cantando vittoria su ovvietà ripetute più volte da Speranza: che le decisioni sono suscettibili di progressive modifiche.

Letta è alla guida del Pd da un mese e mezzo. Grandi segnali sulla parità di genere e sui diritti civili, nel partito sembra però offuscata la questione sociale.

Letta sta lavorando bene. Ha confermato la strategia politica del precedente gruppo dirigente, con alcune innovazioni positive. L’attenzione ai valori costitutivi del Pd e alla riforma del partito. Ha anche difeso l’impianto socialmente avanzato del Recovery, ponendo il tema direttamente a Draghi.

C’è bisogno nel Pd del 2021 di un ritorno ad una critica del capitalismo? Come si fa uscire realmente il Pd dalle ZTL?

Ho parlato più volte dell’esigenza di riformare il capitalismo. Sono le questioni che si discutono in tutte le socialdemocrazie occidentali, tra i democratici di Biden e nel mondo cattolico guidato da Papa Francesco. Solo in italia suscitano qualche scandalo. Siamo vittime di 30 anni di egemonia liberista. Senza un ruolo regolatore della politica, le logiche spontanee del turbocapitalismo porterebbero all’insostenibilità sociale per le troppe disuguaglianze e allo scasso dell’ecosistema.

Il Pd è ancora il contenitore adatto per una sinistra che si pone queste sfide?

Letta ha riproposto un Pd inclusivo. Una sinistra moderna e rinnovata ne è parte fondamentale. Invece, è da tempo troppo silente e deve battere un colpo più forte. L’area politica e culturale delle Agorà si muove in questa direzione: si trova pienamente a suo agio nel Pd, fiduciosa in un reciproco ascolto delle sensibilità diverse che lo costituiscono, che non c’è stato nei due anni passati.

Che futuro politico vede per Nicola Zingaretti?

Mi pare ora convintamente impegnato nel governo della Regione Lazio con risultati eccellenti.

Pd-M5S. Anche Letta parla di alleanza strategica. Eppure sul campo non si vedono chiari segnali in quella direzione. Anzi, alle comunali solo a Napoli è verosimile un’intesa.

Il processo è difficile. Va conquistato città per città. Mantenendo l’obbiettivo unitario nazionale, ma rispettando il grado di maturità delle intese possibili in ciascun territorio.

Conte farebbe meglio a farsi un partito suo dopo le vicende di Casaleggio e Grillo e il caos che regna sovrano? Oppure deve ristrutturare il Movimento?

Conte rende un servizio a tutti se guida proprio in questa fase difficile il Movimento 5Stelle. Quello che lei definisce caos potrebbe portare invece ad un soggetto politico più forte, consapevole e di governo. Che non disperda le innovazioni migliori del suo percorso passato.

Fuori da Palazzo Chigi lei vede realmente un futuro politico per Conte? O la battaglia politica nel fango è fuori dalle sue corde?

Fuori da Palazzo Chigi lo vedo sereno e voglioso di fare. Tenace e combattivo. Corretto, ma per nulla restio a misurarsi con la durezza della politica.