Nella fase agonica della vecchia civiltà moderna il numero degli scrittori ha superato il numero dei lettori. Tradotto in volgare illustre: molti scrivono e pochi leggono.
Per quei pochi sono una mano santa tante piccole case editrici, che vivono a stento «nell’inverno del nostro scontento» ( per usare le parole di Shakespeare, uno che ha smesso di scrivere ma non di leggere prima di morire), ma mostrano col proprio lavoro che «è meglio avanzare e morire che fermarsi a morire» (qui parla Gramsci, il pessimista della testa e l’ottimista del cuore).
Ecco, prendiamo la casa editrice Q, della quale ho letto, nell’anno della rivolta del pueblo unido cileno che sta per passare la mano all’anno dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, due libri, un dialogo poetico di Ibrahim Nasrallah e un giallo all’osso di Francesca Bettini.
«Io, Salvatore Nardella, brigadiere dei carabinieri, in questi fogli che forse deciderò di buttare e così non li leggerà mai nessuno, prendo nota di un certo fatto…», comincia così Delitto a Castroforte della Bettini, uscito ad ottobre nella collana libri di Q, e finisce con «…non ho la forza di decidere. E allora mi alzo e prendo una moneta, la lancio in alto, poi la riafferro e lentamente, molto lentamente alzo il palmo, apro le dita.»
Questa storia ambientata in un fantastico eppure verosimile paese della Tuscia mi ha fatto riflettere sul fatto che i racconti, in questi anni difficili, somigliano sempre di più a sceneggiature, e la realtà al cinema.
«Hanno sgozzato un uccello là in alto / Sangue sul tronco di palma al mattino / Il cuore si è perso…», comincia così «Specchi degli angeli» di Nasrallah, uscito a febbraio nella collana Zenit (tradotto da Wasim Dahmash e prefato da Pina Rosa Piras), e finisce con «…Del molto che c’è / Qui non vogliono che il minimo: / scalare la montagna.»
Questo libro di poesie di uno scrittore nato nel 1954 ad Amman in un campo profughi, trascrizione del dialogo tra una bambina palestinese ancora in culla colpita a morte nel corso di un bombardamento e il suo angelo custode, mi ha fatto spesso sentire-e-pensare che è il cuore dei bambini innocenti «il paese più straziato» (Ungaretti).
E allora ti auguro lunga vita e buona lettura,«ipocrita lettore, mio pari, mio fratello» (Baudelaire), e di non volere mai niente di meno del minimo: scalare la montagna.

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