Dopo settimane di veti incrociati sui nomi di volta in volta proposti (l’ultimo, quello di Rita Dalla Chiesa, avanzato dalla presidente di Fdi e stroncato dal leader della Lega e da Forza Italia) Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni si sono messi d’accordo. E così l’ex Cavaliere ha potuto annunciare trionfante: «Guido Bertolaso è il miglior sindaco che Roma possa desiderare per risollevarsi dalla situazione in cui è stata ridotta. Bertolaso è uomo del fare».

Sarà dunque l’ex numero uno della Protezione civile il candidato nella capitale. Dopo essersi tirato indietro per motivi famigliari, ieri Bertolaso ha detto sì: «Sono onorato. Grazie al progressivo miglioramento delle condizioni di salute della mia adorata nipotina, accetto questa nuova sfida». In realtà, l’iniziale passo indietro di Bertolaso era stato addebitato alle perplessità della Lega per le vicende giudiziarie che ancora vedono coinvolto il neo candidato, le inchieste sugli appalti del G8 de La Maddalena e il processo Grandi rischi bis.
Tra le ferite insanabili dell’Aquila e dei familiari delle vittime del terremoto del 6 aprile 2009, c’è infatti quella della Commissione Grandi Rischi, riunita nel capoluogo abruzzese a una settimana dalla catastrofe. E Guido Bertolaso è ora imputato – la prossima udienza si terrà il 4 marzo in tribunale a L’Aquila – nell’ambito, appunto, del processo Grandi rischi bis. E’ un procedimento parallelo a quello che ha visto i 7 esperti della Grandi Rischi, organo scientifico consultivo della presidenza del Consiglio dei ministri, condannati in primo grado a 6 anni di carcere ciascuno, per aver falsamente rassicurato la città dell’Aquila alla vigilia del sisma, e poi assolti in appello e in Cassazione (tranne uno di loro, Bernardo De Berardinis, che ha avuto la pena ridotta). Il processo ’satellite’ intende chiarire se i componenti della Cgr rilasciarono le dichiarazioni che li hanno portati alla sbarra perché indotti a farlo proprio da Bertolaso.

L’inchiesta è partita dopo la diffusione di una telefonata – intercettata – di Bertolaso con l’allora assessore alla Protezione civile della Regione Abruzzo, Daniela Stati. Nella conversazione Bertolaso evidenziava che la riunione della Grandi Rischi del 31 marzo era soltanto «un’operazione mediatica» volta a «rassicurare la gente». E infatti gli scienziati, al termine dell’incontro, dissero che la sequenza sismica in atto da mesi non preannunciava niente. Quindi si poteva stare tranquilli, in casa propria. Invece fu il disastro.

Lungo l’iter che ha portato Bertolaso a giudizio: per lui è stata chiesta due volte l’archiviazione e due volte è stata negata per l’opposizione delle parti civili. Fino a quando, nei mesi scorsi, a seguito di un’istanza di alcuni avvocati di parte civile, con una procedura non frequente, la Procura generale della Repubblica presso la Corte d’Appello, con l’avvocato generale Romolo Como, ha avocato a sé il caso, dividendolo in due tronconi dopo ulteriori accertamenti. Per l’ex capo della Protezione civile ha chiesto l’archiviazione dall’accusa di aver contribuito a causare la morte di alcune vittime nel sisma 2009; dall’altro ha sollecitato, il rinvio a giudizio, e quindi il processo, per aver determinato altri decessi, 13 per la precisione.