L’ex segretario del Pd è atteso a Genova, alla festa nazionale del partito, e sui siti impazza il «fuorionda» di Matteo Renzi che l’altra sera a Bologna scambiava alcune considerazioni con il segretario cittadino Raffaele Donini e alcuni volontari durante il giro degli stand: «Bersani durante le primarie è stato perfetto, mi ha fatto un culo così, è stato bravissimo, non ha sbagliato una mossa. Poi negli ultimi mesi… o era spompo, che ci sta anche…». E ancora: «Io l’ho visto a Palermo ed era distrutto, poi c’era Berlusconi che era tornato a fare Berlusconi…».

Niente di esplosivo, e infatti arrivato a Genova Bersani liquida la questione con una battuta: «Io spompo? Ma se sono anche abbronzato». Sono altre le preoccupazioni dell’ex segretario, e su questo non scherza, né glissa. Accolto alla festa nazionale da una standing ovation, dice chiaramente cosa pensa del fatto che il ministro dei rapporti con il parlamento dario Franceschini abbia dichiarato il suo appoggio a Matteo Renzi nella corsa alla segreteria del Pd: «Questa operazione non mi convince, non ha contenuti», attacca Bersani. E insiste: «Mi risulta che ci fossero diverse opinioni… così puoi dare l’impressione che ci siano più problemi di posizionamento che di merito e non è una buona cosa». Poi strapazza Beppe Fioroni, secondo il quale ormai non c’è partita: «Fioroni ha fatto una curva sovietica sul candidato unico – dice l’ex segretario – ma ce ne sono 4-5, e che si verifichi una maggioranza e un minoranza o anche più minoranze, è tutta salute». E se il Pd si sposta al centro, Bersani – in movimento verso Gianni Cuperlo – avverte: «La sinistra non deve diventare una componente, ma è il lievito dell’idea del Pd».

Per quanto riguarda le regole, «le cosiddette primarie devono essere aperte ciascuna nel suo ordine e grado. La decisione per il segretario credo sia giusto tenerla aperta per tutti coloro che aderiscono al Pd, la decisione per il candidato premier per coloro che si dichiarano elettori del centrosinistra». E «non lo ordina il dottore né che il segretario del partito sia il candidato premier, né che non lo sia». ma «se continuiamo a tenere unificate queste figure non faremo mai un congresso, faremo sempre la scelta del candidato premier, ma un partito non può vivere così».