Lo strappo fra Art.1 e Campo progressista? Niente di irrimediabile. Dopo il mancato incontro di martedì scorso fra Giuliano Pisapia e Roberto Speranza, le polemiche e di fatto lo stop a «Insieme», Pier Luigi Bersani aveva giurato di non parlare «neanche sotto tortura». In queste ore invece ha infittito i segnali affettuosi all’indirizzo dell’ex sindaco. «Io queste cose non riesco a drammatizzarle perché so bene che siamo all’avvio di un processo. Per me Pisapia è la persona giusta per tenerci tutti assieme», ha detto alla testata online Cinque quotidiano. «Naturalmente nel suo stile, nel suo modo, che non è dell’uomo solo al comando e del ’faccio tutto io’», «È chiaro che una persona come Giuliano per come è il suo carattere, pensa a un meccanismo plurale, a un gioco di squadra. E di questo abbiamo veramente bisogno», «Quindi sono fiducioso», «sono le cose e i fatti che ci porteranno a trovare la strada» è la conclusione ottimistica.

L’ottimismo è la consegna di scuderia fra i parlamentari di Mdp e Campo progressista. In queste ore le diplomazie sono al lavoro. Incontri informali, riservati. Complice la «pausa» di qualche giorno che si è preso Giuliano Pisapia. E forse anche quella che si è preso Massimo D’Alema, volato anche lui qualche giorno in vacanza in Grecia. Ma è un fatto che i toni sui due fronti si sono fatti molto meno ruvidi: «Se fossi stato alla festa dell’Unità avrei salutato Maria Elena Boschi perché sono una persona educata, perché la conosco e non trovo un motivo per non farlo. Naturalmente resto un suo avversario politico», ha detto ieri mattina a La7 Arturo Scotto (Mdp) chiudendo la polemica sul famigerato abbraccio di Pisapia all’ex ministra.

Sul tavolo di Insieme c’è un pacchetto di temi da mettere a punto, per prevenire altre frizioni: il manifesto programmatico, la road map per la costruzione del nuovo soggetto politico, le modalità di partecipazione alle assemblee dell’autunno. E naturalmente, ultima ma nient’affatto ultima, la questione delle alleanze a sinistra. Nicola Fratoianni, di Sinistra italiana, ha lanciato a Mdp la proposta di cominciare a lavorare insieme da settembre su singole proposte, in parlamento ma anche fuori. «Per cominciare a costruire un programma». La probabilità di uscita dalla maggioranza degli ex Pd renderebbe più fluida la collaborazione. Ma una vera risposta non è ancora arrivata.

Su quel tavolo invece sta arrivando una nuova questione. All’interno del Pd comincia a coagularsi un fronte favorevole a una legge elettorale con premio di coalizione. Argomento delicato, a sinistra: Pisapia è sempre stato favorevole. Mdp ha come posizione di bandiera il ritorno al Mattarellum. Ma di fatto la legge proporzionale attualmente in vigore a sinistra ha il vantaggio di unire (almeno potenzialmente) un nutrito fronte antiPd.
Ma a un premio di coalizione ora sta pensando l’ex Cavaliere, che ha mandato la sua diplomazia a sondare tutte le forze politiche, compresa Mpd, ai massimi livelli. Per capire se in parlamento ci sono i numeri per mettere di fatto in minoranza Renzi, contrario al ritorno alle coalizioni.

Dal canto suo la minoranza Pd giura che la discussione nel partito sarà una «manovra aperta», non un intrigo di palazzo, che potrebbe approdare a settembre alla discussione di una direzione o persino in un’assemblea nazionale. Dell’intenzione di riaprire il discorso delle alleanze ha parlato ieri il ministro Andrea Orlando sul manifesto. Non un «asse con Franceschinini» ma quello del «buonsenso», spiega, se la destra si riunirà «la forza dei fatti spingerà Renzi a fare i conti con la necessità della coalizione», «non penso che voglia la sconfitta del Pd».

Ma per i renziani la partita è chiusa. L’attivismo delle minoranze, spiegano, sarebbe l’effetto della scarsa offerta ricevuta sulle liste: cinque posti sicuri per ciascuna delle due minoranze, quella di Orlando e quella di Emiliano. Promettono che l’assalto sarà respinto. «Guai a buttare al vento la conquista del premio alla lista. Sarebbe una sciagura», scrive su Leftwing Francesco Verducci, giovane turco, «Quel premio è il grimaldello per esprimere appieno un’idea forte di società», «tutto il resto, il tormentone autolesionista sulle coalizioni, è un film già visto con un finale che ci ha già delusi».