Bernard Stiegler è stato uno dei maggiori filosofi contemporanei: ad annunciare la sua scomparsa il 6 agosto scorso è stato il Collège international de philosophie. Aveva solo sessantotto anni. Ha scritto più di trenta libri sulla tecnologia come centro pulsante della filosofia, che, però, ha inteso non come una disciplina teorica solo per addetti ai lavori, ma come una prassi per la trasformazione rivoluzionaria della società. Alcuni di questi testi sono stati tradotti in italiano. Tra i più recenti: La società automatica. 1. L’avvenire del lavoro (Meltemi, 2019) e L’ingovernabile (il Melangolo, 2019) dove si trova un suo intervento – insieme con un altro di Rocco Ronchi.

STIEGLER ERA UN FILOSOFO integrale che si è interessato anche di ambiente, di tecniche edili e di molte altre attività industriali, artigianali e creative. Ha progettato un’economia contributiva in collaborazione con un gruppo di più di novanta esperti interdisciplinari con cui lavorava all’Institut de recherche et d’innovation (Iri), che dirigeva dal 2006. La tecnologia si può considerare un pharmakon nel senso socratico, cioè qualcosa capace di essere un veleno o un rimedio. La sua ricerca ha preso le mosse dall’idea che non fosse possibile pensare l’antropologia umana senza gli strumenti che ha progettato (parte integrante della sua identità), in contrasto con i filosofi di matrice heideggeriana che ritengono che la tecnologia, pure inevitabile, sia estranea all’umanità. Gli strumenti che hanno prodotto l’esternalizzazione della memoria che vanno dalle immagini rupestri, alla scrittura, alla stampa, dalla fotografia, alla radio, alla televisione fino ad arrivare al digitale sono stati cruciali per il principio di individuazione degli esseri umani. Questi consentono le ritenzioni terziarie, cioè un modo per conservare i nostri ricordi, le nostre memorie esternalizzandole e quindi ipostatizzandole. Tali tecniche sono anche un potenziamento della capacità cognitiva, ma sono il prodotto di un processo politico. Possono essere utilizzate come meccanismi per ricalibrare l’interiorità umana, sotto controllo di una governamentalità esterna.

I TESTI PIÙ RECENTI di Stiegler, pubblicati in francese, riguardano la ricerca ecologica. Il saggio Bifurquer: l’absolue nécessité scritto con un collettivo transdisciplinare di studiosi sotto la sua direzione si occupa della necessità di controllare lo sviluppo per renderlo compatibile con la cura e la difesa del vivente. Si tratta di una lista delle sue preoccupazioni presentate all’Onu perché si impegni a cambiare rotta alla politica dello sviluppo. Allo stesso tema è dedicato il suo ultimo libro Qu’appelle-t-on Panser? T2 La leçon de Greta Thunberg (Lll, gennaio 2020) che si propone di rallentare l’effetto entropico prodotto dall’antropocene.
Le stesse tecniche potrebbero rappresentare il rimedio contro il processo di proletarizzazione che rende gli umani sempre più inservibili nei processi produttivi, a patto di usarle per riappropriarci del nostro saper vivere. Ma se non sapremo interrompere la deriva dell’automazione arriveremo alla catastrofe causata da una standardizzazione che non consentirà variabilità e originalità, che sono le caratteristiche umane della resilienza.
Secondo Stiegler, la lotta alla proletarizzazione ha come presupposto l’attivazione di un reddito di esistenza, per permettere a tutti di continuare a pensare. Il grande problema è per lui che la scienza e gli stati moderni non hanno il vocabolario per contrastare l’entropia, cioè la tendenza dei sistemi fisici a dissipare energia fino a dissolversi. Il mondo vivente è costruito come un ostacolo alla dissipazione. L’organizzazione degli esseri biologici, istintivamente o meno, preserva l’energia e la tiene in equilibrio. La caratteristica degli umani prevede che il contrasto alla progressiva dissipazione energetica sia agito anche attraverso dispositivi artificiali, tecnologie messe in campo dalla specie umana per sopravvivere differendo la distruzione.

IL PROBLEMA filosofico per Stiegler era che, sebbene la conoscenza e la tecnologia possano garantire il differimento, producendo negentropia, potrebbero anche velocizzare l’entropia, come dimostra la crisi ecologica e sanitaria che stiamo vivendo. La tecnologia ha bisogno di una guida politica. Sarebbe quindi necessario un nuovo progetto di conoscenza capace di mettere al centro il problema della dissipazione entropica e del suo contenimento. Mentre l’idea di una crescita costante, di un dominio permanente delle forze naturali da parte dell’umanità su cui si basa il capitalismo negano il problema nel quale ci troviamo, e che ora non può più essere ignorato.

LA FORZA DEL PENSIERO di Stiegler prende le mosse anche dalla sua storia personale. È stato in carcere, infatti, condannato per svariate rapine a mano armata. In prigione ha incontrato la filosofia e Jacques Derrida. Anche in questo tempo di pandemia ha scritto, sostenendo che il confinamento poteva essere messo a frutto per svuotare la vita di attività inutili permettendo la concentrazione e lo studio. Solo dalla capacità di contenimento pulsionale, talvolta anche imposto, può nascere un nuovo sguardo sul mondo. Il capitale invece è al momento privo di questo contenimento e cerca di soddisfare un desiderio illimitato che non può che condurre alla distruzione. Sentiremo a lungo la mancanza di uno dei più originali pensatori del presente.

Due interviste rilasciate al manifesto dal grande filosofo:

L’indispensabile scarto dalla norma, di Teresa Numerico e Benedetto Vecchi, ottobre 2019

Gli algoritmi dell’egemonia, di Teresa Numerico, luglio 2016