L’attesa della nota che a sera scenderà dal Quirinale è nervosa. I pidiellini ripongono le loro speranze nella «saggezza di Giorgio Napolitano, perché indichi una strada che salvaguardi la pienezza della democrazia ferita», insiste il capogruppo alla camera Renato Brunetta. Ma se qualcuno conta su un passo indietro del Cavaliere, non sono queste le ore per ipotizzare una resa: a scanso di equivoci, proprio mentre si aspetta che il Colle batta un colpo, Marina Berlusconi stila una nota ufficiale per «ribadire ancora una volta nel modo più categorico» che non ha nessuna intenzione di scendere in campo per mettersi alla guida del centrodestra al posto del padre condannato.

Su un altro fronte, i 5 Stelle aspettano al varco il presidente della repubblica arrivando a ipotizzare, come fa il senatore Michele Giarrusso anche a nome di Beppe Grillo, una richiesta di messa in stato di accusa del capo dello stato «per attentato alla costituzione», in caso si arrivi a un atto di clemenza per Silvio Berlusconi. Si fa sentire poi Famiglia cristiana, con il direttore Antonio Sciortino che avverte: «Non si può pretendere dal Colle un segnale o un ’salvacondotto’ che minano l’uguaglianza di tutti i cittadini. Ne andrebbero di mezzo la credibilità e, ancor più, il prestigio di un presidente amato e stimato da tutti».

Alla fine di una giornata in cui anche il Pd si fa notare, ma per il suo silenzio, sono proprio i pidiellini a mostrarsi più soddisfatti degli altri da quanto vergato da Napolitano nel suo lungo comunicato. Il segretario democratico Guglielmo Epifani se la cava apprezzando la «dichiarazione opportuna» del capo dello stato, «chiara sia per le preoccupazioni di una eventuale crisi di governo, sia per il profilo istituzionale con cui affronta temi delicati» e «in generale rispettosa di tutti i ruoli». Dalle file berlusconiane, invece, è una corsa a segnalare che le affermazioni di Napolitano lasciano ben sperare: «Si tratta di una prima riflessione sul tema drammatico della condanna di Silvio Berlusconi» che «lascia aperti spazi significativi per quello che riguarda il futuro. C’è un esplicito riconoscimento del ruolo politico di Berlusconi evidentemente dipendente dalle scelte della sua forza politica», commenta Fabrizio Cicchitto invitando a «misurarsi con questa prima presa di posizione con senso di responsabilità e spirito costruttivo». Vede «spiragli» Maurizio Gasparri e apprezza anche Maria Stella Gelmini: il problema posto dal Pdl, dice l’ex ministra, è politico e «ci conforta che il presidente Napolitano l’abbia ben presente in tutti i suoi aspetti e nelle sue possibili conseguenze». Si unisce al coro un pidiellino vicinissimo al Cavaliere come Paolo Romani, che evidenzia i passaggi «fondamentali» della nota del Quirinale: la necessità di una riforma elettorale di salvaguardia, la legittimità delle critiche degli esponenti di centrodestra alla sentenza di condanna, la riserva di una successiva decisione da parte del Capo dello Stato. E in attesa di un’eventuale mossa da parte di Berlusconi in persona, è Michaela Biancofiore a riferire che il Cavaliere «rifletterà sulla eventuale richiesta di grazia, visto che ne va della sua vita e della sua dignità, ma sembra di cogliere con evidenza che vi sia da parte del Quirinale una disponibilità di massima». Ma i pidiellini, pur apprezzando le aperture del Quirinale, non si dicono ancora pienamente soddisfatti perché «il problema dell’agibilità politica di Berlusconi resta».

Al momento, la disponibilità se non a concedere la grazia, a valutare un’eventuale richiesta in tal senso fa ripetere al 5 Stelle Vito Crimi che «nel momento in cui dovesse arrivare un salvacondotto sarebbe difficilmente digeribile da chiunque». E anche se il Pd si mantiene in posizione defilata, concentrandosi più che sulla grazia sulla questione dell’incandidabiltà, il tema non lascia certo indifferenti. E in una parte del Pd crea malumori anche l’ennesima blindatura del governo da parte del capo dello stato.

Il leader del Pdl dal canto suo valuterà il da farsi confortato dal ritorno della sua amata Forza Italia, il cui simbolo ricomparirà sui manifesti con immortalato il Cavaliere sul palco in via dell’Umiltà e sugli striscioni che solcheranno i cieli sopra le spiagge italiane trascinati da decine di aerei.