«Una malsana immobilità» politica in Italia, causata soprattutto dall’intervento della magistratura( Ernesto Galli della Loggia, Corriere della Sera, 26 giugno). «Le sentenze si rispettano, ma si possono commentare…» (Pierluigi Battista, Corriere della Sera 25 giugno). Direi anche di più: devono essere sotto la costante attenzione della pubblica opinione. La democrazia vive così o non vive perché è controllo del potere e la magistratura è potere. E’ un potere dello Stato. Ogni tribunale che pronuncia le sentenze nel nome del popolo italiano è potere dello Stato. Le sentenze si applicano, si criticano, si impugnano. Forse in Italia vi sono troppe impugnazioni. Lo rilevano i commentatori stranieri.

Negli Stati democratici i giudici non vengono chiamati «cancro» dal presidente del consiglio, non divengono buoni o cattivi a seconda che diano ragione o torto al presidente del consiglio. L’Italia è un paese democratico perché osa condannare un ex presidente del consiglio se lo merita (caso di specie ).
Condanna «rigidissima», secondo Battista, ma condanna tuttavia, dopo un regolare processo. I media internazionali non si sarebbero mobilitati massicciamente se si fosse concluso in primo grado «un processo come un altro». A Milano, infatti, non si è concluso un processo come un altro. Si è concluso un processo che fa storia, anche a dimostrazione dell’indipendenza della magistratura (fra le più indipendenti del mondo, con pubblici ministeri indipendenti ).

L’Italia è spaccata in due: berlusconiani e anti; spaccatura profonda, irriducibile e, poi, come paradosso, le larghe intese. Battista ricorda la manifestazione di Brescia del Pdl, successiva alla richiesta di condanna di Ilda Boccassini. In Italia vi sono manifestazioni successive alle richieste di condanna dei pubblici ministeri. Strano, molto strano. L’Italia è uno strano paese. La sentenza di Milano ha messo in discussione la «legittimità morale del capo»( Battista ), le complicità omertose, le false testimonianze.
Le donne ad Arcore. Anche di questo occorre seriamente discutere, del tutto prescindendo dalla logica penalistica, della corruzione dei minorenni. Minorenni o maggiorenni, le donne ad Arcore, nella dimora del sultano (circondato dai suoi amici ). Donne persone o strumenti di piacere del capo? Viviamo in Italia o nella Libia di Gheddafi? E qui dovrebbero mobilitarsi i penalisti: i reati sessuali nel codice Rocco e nella normativa aggiornata con legge n. 66/1996. La corruzione dei minorenni nel codice Rocco e nella normativa aggiornata dove la donna è “persona”. Un anno di reclusione per la corruzione di minorenne. E’ poco? E’ molto? Prescindo dal reato di concussione. Il reato più grave. Il capo-sultano che comanda, che interviene ovunque, di giorno e di notte.