Politica

Berlusconi senza il berlusconismo

L'incognita della destra in cerca di identità. Dopo la sentenza restano il lento declino e l'anomalia irrisolta

Pubblicato più di 9 anni faEdizione del 12 marzo 2015
A. Co.ROMA

Il caso Berlusconi farà storia. In cinque anni il leader più discusso e discutibile della storia italiana è stato al centro di un numero impressionante di traversie. E’ stato oggetto di uno scandalo sessuale che avrebbe distrutto la carriera di qualsiasi altro politico negli Stati uniti, in Europa ma probabilmente anche in Italia. E’ stato abbandonato dal suo principale alleato di sempre, con al seguito poco meno di metà delle truppe parlamentari. E’ stato costretto dai potentati europei, con le cattive e senza onore delle armi, ad abbandonare la guida del governo italiano. Ha visto dissolversi la coalizione che gli aveva permesso di governare per una decina d’anni. E’ stato condannato con sentenza definitiva per reati fiscali, cacciato dal Parlamento, destinato a una pena alternativa facente funzione di galera. Ha subito una scissione del suo stesso partito capitanata dall’uomo che aveva nominato ufficialmente suo delfino, e subito dopo ha assistito alla balcanizzazione del medesimo partito, composto ormai solo da bande in guerra feroce tra loro ma tutte ansiose di liberarsi dell’ingombrante capo.

Che dopo una gragnola di mazzate simile Silvio Berlusconi sia ancora il leader di uno dei principali partiti italiani e resti protagonista, anche se non più primo attore, della politica nazionale è cosa che sfida ogni logica politica e rappresenta un’anomalia evidentemente tutt’altro che risolta. Ciò basta a fare ancora di Berlusconi, oltre vent’anni dopo la sua tumultuosa «discesa in campo», un fattore chiave della politica italiana. Oggi, a destra, nessuno può illudersi di prescindere da un leader rimasto in piedi, pur se traballante, nonostante le mazzate davvero senza precedenti che ha dovuto incassare. Non le sue creature, come Alfano, Fitto o Toti, ma nemmeno Matteo Salvini, che pure non è una sua creatura e proprio per questo è emerso a sorpresa dalle macerie della destra berlusconiana. Neppure Salvini, però, può ambire a sfidare Matteo Renzi senza l’appoggio di un Berlusconi che è a tutt’oggi il solo in grado di rivolgersi all’elettorato moderato e perbenista senza provocare l’immediata fuga di quello più radicale e chiassoso.
Non significa che si debba parlare di resurrezione: l’ex cavaliere è morto e risorto troppe volte perché il discorso non suoni come un vuoto chiacchiericcio. Del resto non c’è resurrezione che tenga: il declino dell’uomo che è stato per due decenni il perno del sistema politico italiano è irreversibile. L’era politica che da solo ha segnato come mai nessuno prima di lui nella storia repubblicana è terminata. Nella prossima, quel ruolo centrale non spetterà comunque a lui.

Il declino promette però di essere lentissimo. A maggior ragione dopo la sentenza della Cassazione: un esito negativo per l’imputato avrebbe senza alcun dubbio dato il via alla disintegrazione del partito azzurro. Nulla avrebbe più impedito alle diverse fazioni forziste di scagliarsi l’una contro l’altra. Il verdetto tira in direzione opposta: dimostra che Silvio Berlusconi è ancora una presenza reale di cui tutti, nel suo rissoso partito e nella sua lacerata ex coalizione, devono tener conto. Di conseguenza frena le tendenze centrifughe.
In questa probabilmente non brevissima fase, l’industriale che pur prestatosi alla politica non ha mai dimenticato la sua vera e più intima identità, avrà modo di sfruttare a fondo i vantaggi offerti dal residuo ruolo pubblico. Ma anche il politico finirà per condizionare i connotati della nuova destra destinata a succedere, forse a raccogliere l’eredità di quella che lui aveva creato e poi diretto per due decenni. Il vero miracolo di Silvio Berlusconi è essere sopravvissuto al berlusconismo. Una delle principali incognite politiche di questo Paese, l’identità di una destra che in Italia è sempre stata maggioritaria, dipenderà in buona parte proprio da questo: da chi sarà e da cosa combinerà Berlusconi senza più il berlusconismo.

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