Per Forza Italia è il giorno del presidenzialismo. Oggi Silvio Berlusconi dovrebbe illustrare (ma c’è chi gli consiglia di non esporsi personalmente), con apposita conferenza stampa, l’avvio della raccolta delle firme per la proposta di legge popolare, ma già ieri, in commissione, gli azzurri hanno intensificato il fuoco. Minzolini e Gasparri confermano di non avere intenzione di ritirare i loro emendamenti sull’elezione diretta del capo del governo e Quagliariello, esponente Ncd in commissione Affari costituzionali del Senato, si schiera a favore: «La maggioranza deve tenere ferma la propria proposta, però dialogando poi con tutti. Si è affacciato il nuovo tema del presidenzialismo e anche noi siamo per questo sistema».

Per Berlusconi l’offensiva presidenzialista è soprattutto un modo per trarsi d’impaccio. Sulla riforma del Senato (e sulla legge elettorale) ancora non ha deciso cosa fare. In più, al momento, ha tutt’altri pensieri per la testa: il processo Ruby, dove i magistrati vogliono procedere a tavoletta. Lo spettro di una nuova condanna lo terrorizza e lo fa infuriare. L’eventualità che per l’ennesima volta le vicissitudini giudiziarie del condannatissimo condizionino la politica non la si può certo escludere. E proprio l’imminente processo potrebbe spingerle Berlusconi a disertare la conferenza stampa di oggi. Infine i continui sommovimenti del quadro, il “dialogo” di Renzi con Grillo ma soprattutto quello, ben più concreto, con la Lega, potrebbero modificare radicalmente i rapporti di forza al Senato. In questa condizione, Berlusconi non può che stare alla finestra, insistere sulla richiesta di modificare la riforma del Senato per quanto riguarda la sua composizione, aspettare che la situazione si definisca e intanto “scartare” con una proposta che ha poche possibilità di concretizzarsi ma serve a dargli ruolo e visibilità. Ma nel caos che ormai circonda la partita delle riforme non si può mai dire. Ove gli emendamenti sul presidenzialismo venissero ritenuti accettabili, anche quello diventerebbe un possibile terreno propizio alle imboscate. Si spiega così il nervosismo palesato ieri dal sottosegretario alle riforme Pizzetti che, pur essendo lui stesso presidenzialista, del capitolo non vuol proprio sentir parlare: «E’ solo un modo di fare ostruzionismo».

Altro motivo di nervosismo, tanto per il governo quanto per Berlusconi, è la convergenza a sorpresa della Lega sul modello elettorale proposto da Grillo. «E’ una legge ottima, a parte alcuni aspetti fantasiosi come il voto negativo», si allarga Calderoli e aggiunge che il nodo della composizione del Senato verrà sciolto per ultimo. In altri termini, la Lega deciderà se appoggiare il governo sulla presenza dei sindaci solo dopo aver incassato la resa sul Titolo V.

Nella confusione generale, Berlusconi deve prendere tempo, tanto che l’incontro con Renzi, previsto per domani, potrebbe slittare. Ma una decisione immediata gli azzurri dovranno prenderla già oggi. Nella riunione della Giunta per il regolamento del Senato sul caso Mauro, i tre voti forzisti potrebbero essere determinanti. Se il ricorso contro l’estromissione dell’ex ministro dalla commissione Affari costituzionali fosse accolto, tutto tornerebbe in alto mare. I forzisti erano decisi ad appoggiare il ricorso, ma in serata hanno improvvisamente frenato. Perché se passa il ricorso di Mauro, confessa un forzista, «crollano le riforme e forse anche il governo». Conclusione: «Dobbiamo trattare».