Se mai esistessero dubbi sul panico che regna ad Arcore a pochi giorni dal voto, su quanto martelli la paura che la Lega superi Fi, l’estenuante balletto sulla manifestazione unitaria di oggi a Roma e la sua ambigua conclusione basterebbero a dissiparli. Berlusconi si è rassegnato alla manifestazione unitaria solo quando si è reso definitivamente conto che la strada per il governo Pd-Fi esce sbarrata dalla campagna elettorale. I numeri non ci saranno, e anche se ci fossero mancano ormai le condizioni politiche. Tanto varrebbe consegnare a Salvini il timone della destra.

Dopo aver annunciato la presenza alla manifestazione convocata dalla Lega all’Eur per le18 di oggi, però, Berlusconi ha inizato a riflettere sulla platea che si sarebbe trovato di fronte. Ha immaginato i manifesti tutti con sopra impresso «Salvini premier», ha paventato non i fischi, che non sarebbero certo arrivati, ma i confronti impietosi tra i tiepidi applausi che lo avrebbero accolto e le ovazioni destinate al padrone di casa. Conosce il circuito di smercio mediatico meglio di chiunque altro. Sa quanto simili immagini avrebbero potuto pesare a un metro dal traguardo. Ha ripiegato su una assai meno rischiosa conferenza stampa collettiva.

Quella paura del boomerang elettorale deriva proprio dal più complessivo terrore del sorpasso: in altre circostanze Berlusconi non avrebbe esitato. Ma l’antico, infrangibile primato forzista è solo un ricordo. In Emilia-Romagna, dove la Lega alle ultime elezioni non aveva neppure eletto il senatore, i sondaggi accreditano al Carroccio il 16%. Nel Lazio, dove le truppe di An sdegnate da Fi sono in buona parte passate a Salvini, il medesimo potrebbe superare il 10%. Il Veneto per gli azzurri è una battaglia persa. In Lombardia il vantaggio è meno clamoroso ma netto. Persino nella Toscana rossa il Carroccio qualcosa raggranellerà. I due punti di vantaggio di Arcore su Pontida non sono certo uno scarto tale da garantire tranquillità.

Proprio per limitare quel rischio Berlusconi si è acconciato a ripiegare su posizioni più salviniane, pur tenendo duro sull’Europa. Esclude ormai quotidianamente ogni possibile accordo con Renzi, consapevole com’è che quella sola idea sposta verso il Carroccio una quantità di voti di destra. Gareggia nella caccia al clandestino, promettendo orge di espulsioni. Forse riuscirà a mantenere il primato, magari di misura, forse no. Ma la golden share della destra in questa campagna elettorale Salvini l’ha già conquistata.