«Manca poco». «Poi si può votare». Probabilmente Matteo Renzi e Silvio Berlusconi non si vedranno di persona, in una replica dei ripetuti incontri che tre anni fa segnarono l’originale patto del Nazareno. Il ministro e braccio destro del segretario Pd Luca Lotti lo esclude: «Non credo che si vedranno loro due, probabilmente l’incontro sarà tra i gruppi parlamentari». Ma l’accordo per provare a importare una versione italiana del sistema elettorale tedesco, e poi correre verso le elezioni anticipate ad ottobre, c’è. E i contraenti non stanno più nella pelle.

«Probabilmente manca poco al momento in cui gli italiani potranno nuovamente scegliere da chi vogliono essere governati», ha detto ieri Silvio Berlusconi, chiarendo anche che dovrà essere con un sistema proporzionale: «Finalmente potremo avere una legge elettorale condivisa che garantisca l’effettiva corrispondenza tra il voto espresso dagli italiani e la rappresentanza in parlamento». La proposta che Forza Italia ha presentato in commissione come emendamento al testo unico, però, differisce dal modello tedesco soprattutto perché prevede un solo voto, facendo prevalere la scelta dell’uninominale rispetto al voto di lista. Anche un politico prudente come l’ex vice segretario del Pd Lorenzo Guerini, che conosce le preoccupazioni del capo dello stato sulla corsa alle urne con la legge di bilancio aperta, conferma che «è evidente che nel momento in cui la legge elettorale viene approvata tecnicamente è possibile andare al voto».

I tempi del dibattito parlamentare sono chiari, almeno nelle speranze di Pd e forzisti: 5 giugno approdo in aula della legge, «voto della camera entro giugno come da impegno dei capigruppo», ha ricordato la presidente della camera Laura Boldrini. E approvazione definitiva al senato «entro metà luglio», si augura il capogruppo Fi Renato Brunetta. Tutto questo però se nessuno dei partiti che contrari si mette di traverso al senato, dove i numeri sono traballanti, i tempi di discussione non possono essere contingentati e non si possono escludere voti segreti. Alfano per esempio è contrarissimo allo sbarramento al 5%. E anche nel Pd crescono le voci contro il modello tedesco e contro l’accordo con Berlusconi. Il ministro Delrio ha raccolto anche le preoccupazioni della corrente prodiana affezionata al maggioritario e al bipolarismo. Ieri il ministro Orlando ha confermato la sua contrarietà a una legge che, secondo lui, rende inevitabili le larghe intese, «e Berlusconi non è Merkel».

Se Renzi non vedrà personalmente Berlusconi (ma si parlano al telefono) sarà anche per non offrire un argomento di propaganda ai suoi avversari interni ed esterni. Così per tutta la giornata di domani toccherà ai capigruppo di camera e senato Rosato e Zanda incontrare gli altri partiti, compresi i delegati del Cavaliere. E compresi i grillini, che avvertono di «non fidarsi» e aspettano stasera la conferma del blog per dire sì a un modello simil tedesco. E rientrare nella trattativa.