Papi o padre della patria? La risposta surreale è che Berlusconi è tutte due le cose nelle stesso momento. Mentre il ministro Boschi ripete che le riforme che devono ribaltare il paese non possono prescindere da lui, lui è a Cesano Boscone a scontare la sua pena da condannato per frode fiscale.

A Milano ieri è iniziato il processo d’appello per il caso Ruby – la sentenza dovrebbe arrivare già il prossimo mese. E a Napoli stanno pensando di incriminarlo per le parole di fuoco che l’altro giorno l’ex Cavaliere ha pronunciato davanti alla corte che lo ascoltava in qualità di testimone per il processo a Walter Lavitola. E come se non bastasse questo ennesimo attacco alla magistratura adesso potrebbe costargli la revoca dell’affidamento ai servizi sociali.

Una bella grana anche per il presidente del consiglio Matteo Renzi che con quest’uomo vuole rifondare l’Italia. Potrebbe presto doverlo reincontrare tra un processo e l’altro per rinsaldare il patto del Nazareno e non scendere a patti con l’antipolitica a Cinque Stelle.

Il procuratore di Napoli Giovanni Calogero e i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock la prossima settimana esamineranno il verbale dell’udienza del processo Lavitola durante la quale Berlusconi ha reso la sua testimonianza. Giusto il tempo perché le parole dell’ex premier siano trascritte.

Prenderanno in considerazione anche l’ipotesi di trasmettere tutte le carte al tribunale di sorveglianza di Milano che ha deciso i termini dell’affidamento ai serivizio sociali. In quell’occasione il sostituto Pg Antonio Lamanna aveva specificato che l’affidamento poteva essere revocato in qualsiasi momento nel caso in cui Berlusconi avesse continuato ad attaccare apertamente la magistratura.

Cosa che da allora l’ex cavaliere ha già fatto più volte, ma mai così platealmente come l’altro giorno, per di più proprio in un aula di tribunale. Ecco cos’era successo. Berlusconi lunedì a Napoli si è scontrato con i magistrati che lo stavano interrogando. Prima ha chiesto scocciato: «Non capisco la necessità di chiedermi queste cose». Il giudice ha ribattuto: «Non c’è necessità che lei lo capisca».

A quel punto Berlusconi stizzito non è riuscito più a trattenersi ed è sbottato: «La magistratura è incontrollata, incontrollabile, irresponsabile e ha l’impunità piena».

Secondo l’avvocato Franco Coppi che ieri rappresentava l’ex premier a Milano, Berlusconi avrebbe fatto questo clamoroso scivolone perché «tirato per i capelli» dall’atteggiamento ostile dei magistrati di Napoli. Sia come sia, il danno ormai è fatto e quelle parole indicibili ormai sono agli atti.

L’ennesimo guaio con la giustizia proprio alla vigilia della prima udienza davanti alla seconda Corte d’Appello milanese per il secondo grado del processo Ruby. In primo grado Berlusconi era stato condannato a sette anni per concussione e prostituzione minorile. Si tratta del primo processo in cui il leader di Forza Italia non può far valere la sua carica di parlamentare e anche della prima volta che sui banchi della difesa non possono sedere i suoi avvocati di sempre, Niccolò Ghedini e Piero Longo, anche loro indagati nell’ambito del cosiddetto «Ruby-ter» per corruzione in atti giudiziari. L’avvocato Coppi ieri non ha avanzato nessuna richiesta di remissione e di trasferimento del processo a Brescia.

Un’ipotesi che era stata ventilata dopo gli scontri tra il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati e il pm Robledo che riguardavano l’assegnamento proprio del fasciolo Ruby. Ma la cosa più preoccupante per Berlusconi, e non solo per lui, è che la sentenza è già fissata per il prossimo 18 luglio. Se fosse condannato sarebbe l’ennesima e forse la più clamorosa mazzata per l’ex premier e per chi ancora lo tratta come un interlocutore di cui non si può ancora fare a meno.