Il compleanno, l’intervista, gli equivoci, la smentita. Le rivalità del centrodestra che si nascondono dietro i giornali. Berlusconi si fa fare gli auguri per l’85esimo e regala al direttore della Stampa un colloquio sull’universo mondo in cui esalta Putin e se stesso, annunciando l’ennesimo rientro al timone di Fi o di quel che ne è rimasto. «Mancano i leader, torno in campo». Roba fresca, insomma. Ma a un certo punto il Cavaliere si sofferma sulle sciagure leghiste e come al solito sbaglia la battuta: «Stiamo sempre a parlare di lesbiche e di omosessuali. In fondo Morisi che ha fatto? Aveva solo il difetto di essere gay». Il direttore glissa e lo conduce per mano lontano dal burrone, ma verso gli scogli. E al titolo del pezzo: «Salvini o Meloni premier? Ma non scherziamo».

I due non scherzano, ma fingono. Si arrabbiano, ma prendono per buona la smentita che puntuale arriva.
«Non ho dato nessuna intervista», dice Berlusconi. Infatti non era un’intervista, risponde il direttore Giannini, ma solo «un colloquio per gli auguri». Di cui però, provvidenziale, esiste «lo sbobinato». Giorgia Meloni spiega che «le regole della nostra coalizione dicono che il partito che arriva primo ha diritto a indicare il candidato premier». Aggiunge che «Berlusconi è stato uno di quelli che hanno proposto la regola». Dunque meglio non credere alla Stampa: «Anche io trovo virgolettate cose che non ho detto (queste le ha dette, ndr)». Matteo Salvini più o meno lo stesso: «Mi fido di Berlusconi e non commento interviste smentite». Non aveva voluto commentare neanche quella, non smentita e sempre alla Stampa, di Giorgetti. Anzi non l’aveva «neanche letta».

E così, davanti allo spettacolo del centrodestra che si sfalda, che si tira tra i piedi candidati perdenti, che si molla in strada come una coppia scoppiata, che si rinfaccia progetti strategici opposti, Salvini e Meloni allargano le braccia e chiedono di circolare. Non c’è niente da vedere. Berlusconi non ha detto niente.

In realtà hanno letto tutta la cattiveria del vecchio Cavaliere. Che non perde occasione per ricordare quanto siano impresentabili quei due, anche se nei sondaggi lo triplicano almeno. È possibile, però, che non abbiano letto bene. Forse più che alla poco credibile smentita potevano affidarsi al testo, alle parole di Berlusconi sulla Stampa. «Senta, siamo sinceri – concludeva infatti il suo colloquio il festeggiato – se Draghi va a fare il presidente della Repubblica a chi dà l’incarico di fare il nuovo governo? A Salvini? Alla Meloni? Ma dai, non scherziamo». Il Cavaliere, cioè, sembra proprio che stia parlando della prossima primavera, del nuovo governo che bisognerà fare in questa legislatura, nell’ipotesi (la più verosimile) che non si vada subito al voto dopo l’ascensione (la più probabile) di Draghi al Quirinale. E in questo caso, in questo parlamento, per un solo anno, come potrebbero e perché mai dovrebbero Salvini e Meloni aspirare a palazzo Chigi? Ma stare ai fatti è uno sforzo inutile. Magari la ragione non c’è, ma lo scontro nel centrodestra c’è senz’altro.