Chi l’ha ri-visto? Forse la notizia più frizzante del ritorno in campo di Silvio Berlusconi è questa: sarà il settimanale Chi a seguire oggi il tour elettorale dell’Ex (cavaliere del lavoro e premier e senatore) e per il momento presidente del Milan e proprietario di una pay-tv chiamata Mediaset Premium. In piena decadenza questa sembra una rentreé in grande stile, alla faccia della «condanna» ai servizi sociali che lo aveva tenuto lontano dal ring, seguita poi dalle presunte minacce dei terroristi dell’Isis, pericoli che avrebbero consigliato a Berlusconi di non apparire per un po’ sul palco.

Niente, lui non molla, rientra a modo suo, patinato e intimista. Torna, a dispetto di chi lo vorrebbe tutto intento a vendere i suoi gioielli di famiglia con il principale scopo di far cassa e poter così accontentare i dispettosi eredi: il Milan ai «comunisti» e la pay-tv all’australiano Murdoch, il nemico di Sky. Invece Berlusconi resiste e arma le sue truppe mediatiche nell’intento di smentire con categorica ferocia la sua volontà di abbandonare quasi del tutto la scena. Facciamo così: riparliamone tra qualche settimana, dopo le elezioni regionali. Perché «non lascerò mai da sconfitto», confida ai fedelissimi e allora eccolo in giro per la Liguria, ad appoggiare la candidatura a governatore del suo «delfinone», Giovanni Toti.
Quel che trapela alla vigilia è che sarà direttamente il direttore di Chi, Alfonso Signorini, a raccogliere i momenti più suggestivi della visita in Liguria di Silvio. Prima tappa a Genova, al teatro della Gioventù, a due passi dallo storico caffè Balilla. Qui, dietro al bancone, tra cornetti e cappuccini, si aggira da qualche tempo Francesco Belsito, ex tesoriere leghista, uno dei personaggi chiave dello scandalo giudiziario che tre anni fa mandò a picco la Lega Nord della famiglia Bossi. Nessun imbarazzo, anche l’alleato Matteo Salvini ha evitato con attenzione il Balilla nelle sue ultime visite genovesi. Prima tappa con brivido, ma il resto della giornata dovrebbe scivolare via tranquillo. Pranzo in galleria Mazzini, ristorante Europa, tradizionale tinello della città che conta, quindi via a Rapallo e infine a Portofino, dove per la cena è già prenotato un tavolo in piazzetta, nel ristorante «del mio amico Puny». A Portofino «hanno tanta voglia di rivedere Silvio», assicurano.

E allora, tra un pranzo e una cena, bisognerebbe capire cosa davvero ha spinto Berlusconi al tour elettorale in Liguria. Sicuramente il disperato bisogno che ha Toti di giocarsi anche la carta del Presidente, in una rincorsa alla candidata Pd, la burlandiana e poi renziana Raffaella Paita. Sicuramente la voglia di sfidare il premier Matteo Renzi che ha definito quella della Liguria una «partita fondamentale» dopo la scissione a sinistra che qui si è già consumata con l’addio al Pd di Sergio Cofferati e la candidatura di Luca Pastorino per Rete a Sinistra. Infatti ieri Renzi è tornato in Liguria, è atterrato in ritardo, ma non poteva mancare un altro comizio per sostenere «Lella».

C’è dell’altro: Berlusconi in Liguria ha imposto Toti, un suo candidato. Lo ha imposto alla Lega di Salvini e adesso vorrebbe dimostrare che è stata la scelta giusta. Non cerca una vittoria, sembra troppo difficile, ma un buon risultato il 31 maggio potrebbe aggiungere qualche argomentazione alla tesi cavalleresca che almeno Forza Italia tira ancora. E che a destra non bisogna dar retta a Salvini, ma rinvigorire l’idea del partitone unico che fece la fortuna di Berlusconi-Bossi e prima anche di Fini.
Il tutto sarà raccontato da Chi. «Ma Chi cosa? Capite dove siamo finiti?», commentano i dissidenti di Forza Italia, uomini che buttano in piazza un’indiscrezione giusto per confermare l’esplosione che ha travolto il partito, anche in Liguria. Per la cronaca: ufficialmente la presenza del direttore di Chi ieri viene smentita. Per la precisione: «Non crediamo possa essere in Liguria, la sera prima è a Milano, alla festa di Barbara D’Urso». Che tutto cambi, perché nulla cambi.