Per conquistare un po’ di visibilità tra Salvini e Di Maio, Silvio Berlusconi è costretto a tentarle tutte. Persino una (auto) intervista sul poco frequentato sito di Forza Italia nel pomeriggio del venerdì santo. Tra tanta ostentata serenità e in mezzo alla convinzione di avere la situazione in pugno, compare un messaggio rivolto al suo partito, in evidente sfaldamento. «Attueremo una profonda riorganizzazione – dice il Cavaliere – valorizzando i nostri amministratori, i nostri dirigenti migliori e più fedeli». Restate con me, vi premierò.

L’esempio di Elisabetta Alberti Casellati, planata sulla seconda carica dello stato, e di Antonio Tajani, presidente del parlamento europeo – «due che sono con me dal 1994» – dovrebbe servire a far riflette deputati e senatori che in queste ore guardano a Salvini come il futuro del centrodestra. Berlusconi dal sito prova a guardare negli occhi i tremebondi: «Il nostro futuro si chiama Forza Italia». Per il resto l’ex presidente del Consiglio ripete di aver fiducia in Salvini al quale tocca il (primo?) tentativo di formare un governo, con Di Maio e con tutto il centrodestra, Cavaliere compreso. «La Lega sa che la possibilità di governare dipende dall’unità del centrodestra. Se la coalizione si rompesse nessuno di noi avrebbe più titolo per rivendicare la guida del governo». Avvertimenti che dimostrano quanto Berlusconi tema la possibilità di essere lasciato indietro. Ragione per cui insiste nel negare chance a un governo a due Lega-5 Stelle: «Perché Salvini dovrebbe fare il socio di minoranza? Non credo che l’elettorato di centrodestra lo perdonerebbe».

Nel frattempo, però, consapevole che un pezzo delle sue attuali difficoltà derivino dalla legge Severino, che gli ha impedito di candidarsi e gli impedisce di rivendicare l’incarico di presidente del Consiglio, Berlusconi si sta muovendo per recuperare la piena agibilità politica. In due direzioni. Il 12 marzo ha chiesto al tribunale di sorveglianza di Milano, lo ha raccontato ieri il Corriere della Sera, la riabilitazione. Lo ha fatto, come prevede la legge, nel momento in cui sono trascorsi tre anni dal giorno in cui ha finito di scontare la pena. Che nel suo caso è consistita nell’affidamento ai servizi sociali per espiare la condanna definitiva a quattro anni (ma tre coperti dall’indulto) per frode fiscale. La decisione del tribunale di Milano può arrivare in due mesi, la riabilitazione consentirebbe al Cavaliere di ricandidarsi al parlamento. In genere la riabilitazione non trova ostacoli, se non in nuovi reati commessi nei tre anni di osservazione: Berlusconi ha diversi processi pendenti ma nessuna condanna. L’altra strada è quella del ricorso alla Corte europea per i diritti dell’uomo contro la legge Severino. Qui Berlusconi ha buone chance, ma i tempi per la decisione della Grand Chambre potrebbero essere ancora lunghi. Basta consultare il sito della Corte per scoprire che ci sono sentenze che devono essere emesse a sei anni dall’udienza, nel caso di Berlusconi tenuta a novembre 2017. La difesa del Cavaliere spera in una decisione per l’autunno, ma prima dovrà arrivare la sentenza per un altro caso che riguarda il nostro paese e che pende dal 2015.

Se Berlusconi dovesse in un modo o nell’altro riuscire a tornare in pista, e se non dovessero vedersi all’orizzonte elezioni anticipate, potrebbe chiedere il sacrificio delle dimissioni a qualche senatore di Forza Italia e puntare sulle elezioni suppletive. In un collegio uninominale di Milano, ad esempio, è stato facilmente eletto il fedelissimo Salvatore Sciascia, manager Fininvest già alla terza legislatura, in passato processato per corruzione alla Guardia di Finanza con il cavaliere, condannato e – prima di lui – riabilitato.