«La magistratura è incontrollata, incontrollabile e ha impunità piena». Berlusconi sbotta in aula a Napoli nonostante il divieto del tribunale di sorveglianza di attaccare la categoria, pena la revoca dell’affido ai servizi sociali. Alla fine è dovuto arrivare in città ieri a testimoniare nell’ennesimo processo che lega l’ex premier a Valter Lavitola. Questa volta il tema è un presunto ricatto di Valterino a Impregilo per una serie di appalti a Panama. I pm lo volevano a Napoli anche per il processo sulla presunta corruzione di senatori che fece cadere l’ultimo governo Prodi ma, in qualità di imputato, rifiutò di testimoniare.
Ieri era un semplice testimone e per 90 minuti ha dovuto rispondere alle domande dei pm Piscitelli e Woodcock. Fino al botta e risposta con il giudice Giovanna Ceppaluni, presidente del collegio giudicante. Berlusconi sbotta: «Non capisco la necessità di chiedermi queste cose». La giudice non fa una piega e ribatte: «Non c’è necessità che lei lo capisca». Allora l’ex premier si lascia andare all’invettiva: «La magistratura è incontrollata, incontrollabile e ha impunità piena». La giudice: «Ed è tutelata da un codice penale». In cerca dell’ultima parola Silvio aggiunge: «Sono rispettoso delle istituzioni, posso solo aggiungere…». Ma Ceppaluni lo interrompe: «Lei è un teste e risponde solo alle domande». Fine del match. Almeno il colpo di teatro finale Silvio se l’è assicurato consegnando al magistrato, prima di lasciare l’aula, l’attestato del giuramento dei testimoni incorniciato e coperto da un vetro: «Affinché il decoro della giustizia italiana sia tutelato».
I difensori di Berlusconi, Michele Cerabona e Niccolò Ghedini, avevano cercato di evitare la graticola per il loro assistito, chiedendo che fosse sentito come imputato in un procedimento connesso (la compravendita di senatori), per avvalersi della facoltà di non rispondere, o come testimone assistito dai legali. Entrambe le soluzioni rigettate, ha dovuto spiegare da solo perché avesse telefonato il 2 agosto 2011 all’ex ad di Impregilo, Massimo Ponzellini, in cui lo avvisava che se non avessero costruito un ospedale a Panama, come richiesto dal presidente della repubblica centroamericana Roberto Martinelli, avrebbero avuto una pubblicità negativa sulla commessa per il raddoppio del canale. Martinelli avrebbe denunciato in forma ufficiale una cattiva esecuzione dei lavori, con inevitabili ripercussioni sulle quotazioni in borsa. All’ex premier è stato fatto ascoltare l’audio: Silvio si è detto «orgoglioso» della telefonata.
Lavitola era l’amico di tutti, imprenditori e presidenti, persino del brasiliano Lula. A lui il compito di mediare con Martinelli. L’appalto per la realizzazione della metropolitana di Panama City (un affare da un miliardo e mezzo di dollari) era cosa fatta per l’Impregilo, in cambio però del finanziamento della costruzione di un ospedale nella capitale, i lavori sarebbero poi dovuti finire a una azienda panamense collegata a Martinelli, indicato come socio occulto. Su i rapporti tra Lavitola e Berlusconi hanno testimoniato l’ex ministro degli esteri Franco Frattini e l’ex direttore commerciale di Finmeccanica Paolo Pozzessere. All’uscita dall’aula Berlusconi si è concesso il saluto dal predellino dell’auto per poi dirigersi in pizzeria dove ha pranzato con il deputato di Fi Luigi Cesaro e l’attuale presidente, Antonio Pentangelo, coordinatore provinciale di Forza Italia.