Grande è la confusione sotto il cielo. Sarà un bene? Sull’accordo all’Eurogruppo in Germania le reazioni e i commenti del giorno dopo sono molto variegati: nei media e nelle forze politiche non c’è una lettura univoca su chi sia uscito vincitore dalla battaglia di venerdì a Bruxelles. Fra i conservatori non sono tutti d’accordo sul fatto che a spuntarla sia stato il ministro delle finanze democristiano (Cdu) Wolfgang Schäuble, e a sinistra non c’è condivisione unanime dell’interpretazione di Alexis Tsipras, secondo il quale sarebbe il governo greco ad avere avuto la meglio sul partito dell’austerità. Tutti, in ogni caso, aspettano di vedere cosa accadrà a partire da domani, quando le due paginette dell’intesa dovranno tradursi in pratica: nel «programma di riforme» in cambio del quale sono concessi i crediti.

Ha pochi dubbi su come siano andate le cose la Bild, tabloid destrorso molto letto e (purtroppo) molto influente, che attacca: «Il premier greco Tsipras non ha ancora capito che la situazione è seria? La sua retorica di guerra è solo per indorare la pillola ai suoi sostenitori? Il suo governo lunedì deve presentare ai ministri delle finanze dell’Eurogruppo una lista di risparmi e riforme economiche!». La Bild dà quindi per scontato che l’intesa di venerdì sera preveda che le misure che l’esecutivo ellenico appronterà debbano essere in linea con le politiche di tagli e privatizzazioni seguite fino ad ora. Più dubbiosa si mostra la Frankfurter Allgemenine (Faz), che della Germania liberal-conservatrice è la voce più seria e autorevole: «A prima vista l’accordo è buono perché l’austerità continuerà, ma in realtà il governo di Atene è troppo ambiguo perché ci si possa fidare di loro», afferma in sostanza il giornale di Francoforte.

Cosa turba la Faz? Che il ministro greco Yannis Varoufakis venerdì sera abbia annunciato di volere aumentare il salario minimo: un errore, secondo la testata conservatrice, perché «l’economia greca non è ancora competitiva». «Forse le privatizzazioni potrebbero rendere il Paese più efficiente, ma il governo ne intende sempre ancora bloccare alcune», afferma con tono di rimprovero l’editorialista della Faz Patrick Bernau. Parole dalle quali si nota chiaramente come il vero problema sia, al di là della retorica ufficiale sul «rispetto delle regole», la natura delle riforme che Syriza vuole realizzare: chiunque provi a fermare la svendita del patrimonio pubblico bloccando privatizzazioni selvagge viene immediatamente stigmatizzato come pericoloso sabotatore che viola i patti. Lo stesso scetticismo del quotidiano di Francoforte si riscontra nelle file della

Cdu e dei bavaresi della Csu, anche se il capogruppo parlamentare democristiano, Volker Kauder si professa ottimista: «il Bundestag approverà l’accordo la prossima settimana».

Voci discordanti anche a sinistra. L’europarlamentare socialdemocratico Udo Bullmann in un’intervista alla radio pubblica si dichiara soddisfatto «perché l’Europa ha mostrato capacità di azione». Ma quel che più conta è che l’esponente della Spd affermi con chiarezza che «la troika ha fallito», e denunci la drammatica situazione sociale che si vive in Grecia: «Se oggi si visitano i quartieri periferici di Atene – ha dichiarato – sembra di essere a Beirut». Giudizio positivo sull’accordo anche dalla Linke: per l’eurodeputato Fabio De Masi «il ricatto è finito, Varoufakis ha salvato i soldi dei contribuenti tedeschi». A suo giudizio politiche espansive e socialmente sostenibili sono compatibili con la lettera dell’intesa di venerdì sera. Dello stesso avviso anche la co-segretaria dei Verdi Simone Peter.

Su tutt’altra linea è, invece, il quotidiano progressista die Taz: «la battaglia l’ha vinta Schäuble, e la Grecia dovrà continuare la politica dell’austerità» si legge nel commento di Eric Bonse. «L’obiettivo raggiunto dal ministro tedesco è stato aver dimostrato che è solo lui che decide le regole del gioco»: questa la tesi dell’analista della Taz. «Schäuble ha imposto al governo greco un’agenda impossibile da realizzare, e ha precluso ogni possibilità di una politica migliore. Per questo il dramma del debito continuerà».