Primi titoli per la prossima Berlinale (6-16 febbraio 2014), che come già annunciato qualche settimana fa, sarà aperta da Wes Anderson con Grand Budapest Hotel. In concorso, Aimer, boire et chanter, il nuovo film di Alain Resnais in cui il regista della nouvella vague ritrova i suoi abituali attori, dall’icona Sabine Azéma a André Dussolier, e poi Sandrine Kiberlain e Hippolyte Girardot, per raccontare un piccolo gruppo di amici, molto uniti, i cui rituali della vita comune vengono all’improvviso scossi dall’annuncio della malattia terminale di uno tra loro … In gara anche Aloft, coproduzione tra Spagna, Canada, Francia firmata da Claudia Llosa, la regista peruviana del molto applaudito La Teta Asustada. Il nuovo film con Jennifer Connelly, Cillian Murphy, Mélanie Laurent, girato in Minnesota e nel nord del Canada, segue una madre e un figlio, alla ricerca di qualcosa accaduto in passato che li ha separati … Die geliebten Schwestern, primo titolo tedesco annunciato, è firmato da Dominik Graf mentre dalla Grecia arriva Stratos di Yannis Economides, cipriota (è nato a Limassol), autore di Wasted Youth, una specie di road movie sulle strade di Atene, seguendo lo skate di rivolta e fragilità del suo giovane protagonista nei giorni più violenti della crisi.

’71 (Gran Bretagna) con la regia di Yann Demange, torna nell’Irlanda del nord del conflitto, negli anni settanta, seguendo un gruppo di soldati britannici dispersi durante gli scontri.

Nella sezione Berlinale Special, A Long Way Down (Gran Bretagna) di Pascal Chaumeil, con Pierce Brosnan e Toni Collette, adamento cinematografico del romanzo di Nick Hornby, Long Way Down. Quattro persone hanno intenzione di suicidarsi dalla cima di un alto edificio, ma fanno amicizia tra di loro quando si incontrano sul tetto. Colonialismo come metafora dell’umano: è il nucleo su cui lavora Hubert Sauper nel suo nuovo film, Entente Cordiale, considerato dal regista come una possibile seconda parte del precedente L’incubo di Darwin (2004), esempio di cinema autoritario come pochi. The Galapagos Affair: Satan Came to Eden (Usa) di Dayna Goldfine e Dan Geller, che con materiali d’archivio, lettere, home movies e interviste (e le voci di Cate Blanchett, Diane Kruger, Thomas Kretschmann, Sebastian Koch, …) ripercorrono in tre capitoli un misterioso delitto accaduto negli anni Trenta nella piccola comunità residente in quel paradiso lontano …

E ancora, The Turning – anthology film (Australia) di Marieka Walsh, Warwick Thornton, Jub Clerc, Robert Connolly, Anthony Lucas, Rhys Graham, Ashlee Page, Tony Ayres, Claire McCarthy, Stephen Page, Shaun Gladwell, Mia Wasikowska, Simon Stone, David Wenham, Jonathan auf der Heide, Justin Kurzel, Yaron Lifschitz, Ian Meadows con Cate Blanchett, Rose Byrne, Miranda Otto, Richard Roxburgh, Hugo Weaving …

Senza dimenticare The Monuments Men la nuova (e quinta) regia di George Clooney (in uscita in Italia a fine gennaio), prodotto insieme all’amico Grant Heslow. Dal romanzo di Robert Edsel, la storia di eroi alleati, ladri nazisti e della più grande caccia al tesoro della storia. Quando studiosi di mezz’età, panciuti, calvi e occhialuti, durante la Seconda guerra mondiale furono arruolati e spediti dall’esercito alleato, con pochi mezzi, nell’Europa in fiamme in una missione quasi impossibile: recuperare e mettere al sicuro i capolavori dell’arte. È grazie a loro (perché questa è una storia vera) che oltre seimila dipinti, cinque milioni di oggetti d’arte sono stati recuperati.