Al primo incontro di papa Francesco con tutti i vescovi italiani, Bergoglio affida alla Conferenza episcopale anche un incarico «politico»: «Il dialogo con le istituzioni politiche, sociali e culturali compete ai vescovi, è cosa vostra», ha detto il pontefice rispondendo a braccio al saluto del cardinal Bagnasco. Aggiungendo poi: «Ed è il compito vostro meno facile».

Poche parole che però sembrano indicare un ritorno alla tradizione delle relazioni fra Chiesa e politica in Italia: i rapporti con i partiti e con le istituzioni civili e politiche spettano principalmente alla Cei, e non alla Segreteria di Stato vaticana. Come invece è accaduto spesso nel recente passato, quando, dopo la fine del mandato di Ruini, il cardinal Bertone – per ora ancora al suo posto di segretario di Stato vaticano, ma destinato a essere messo in pensione in tempi brevi, molto probabilmente entro la fine di quest’anno – aveva avocato a sé anche questo ambito, ridimensionando di fatto il ruolo della Cei.

A parte questo passaggio di natura esplicitamente politica, la «prima volta» di Bergoglio con i vescovi italiani riuniti fino a oggi in assemblea generale è stata tutta ecclesiale. A cominciare dalla sede dell’incontro: la basilica di San Pietro dove i vescovi si sono recati per rinnovare la loro professione di fede davanti al papa, che ha ripreso alcuni dei temi già affrontati in questi mesi di pontificato, come il carrierismo e la struttura ecclesiastica. «La mancata vigilanza – ha detto Bergoglio – rende tiepido il pastore; lo rende distratto e insofferente, lo seduce con la prospettiva della carriera, la lusinga del denaro e i compromessi con lo spirito del mondo, lo impigrisce, trasformandolo in un funzionario, un chierico di stato preoccupato più di sé, dell’organizzazione e delle strutture, che del vero bene del popolo di Dio». Anche se, puntualizza il papa, la Chiesa resta «gerarchica» e «l’obbedienza» rimane indiscutibile.

C’è anche una indicazione operativa per la Cei: bisogna «ridurre il numero delle diocesi, ancora tanto pesanti». Attualmente in Italia sono 226, troppe per Bergoglio, soprattutto se confrontate quelle di altri Paesi come la Francia, dove ce ne sono 100, oppure la Spagna, che ne conta appena 70. «Non è facile – ha aggiunto il papa, evidentemente consapevole delle difficoltà e delle resistenze che potrebbe comportare un robusto dimagrimento della struttura -, ma c’è una commissione per questo» e il lavoro deve andare avanti. Si vedrà nei prossimi mesi cosa intenderanno fare i vescovi. E da Bergoglio arriva anche una conferma: il cardinale Agostino Vallini resterà ancora al suo posto di vicario per la diocesi di Roma, il cui governo pastorale formalmente spetta al papa, in quanto vescovo della città.

L’assemblea generale della Cei, cominciata lunedì scorso, si conclude oggi, quando verrà approvato il bilancio e si parlerà di otto per mille. I vescovi dovranno stabilire come spendere il miliardo abbondante di euro che incasseranno anche nel 2013. Nel 2012 l’introito toccò il record di 1.148 milioni di euro, e anche quest’anno le cifre dovrebbero mantenersi su questo ordine di grandezze. Per quanto riguarda la ripartizione, confermeranno le scelte degli ultimi anni: una piccola quota per gli «interventi caritativi» in Italia e all’estero (poco più del 20% del totale, ovvero circa 250 milioni di euro), mentre tutto il resto dei soldi verrà utilizzato per il sostentamento del clero – gli «stipendi» dei 38mila preti in servizio in Italia: nel 2012 quasi 364 milioni -, per le attività di culto e pastorale, per l’edilizia e per la costruzione di nuove chiese.