Il papa conclude oggi in Paraguay il suo giro in America latina. Un viaggio in tre tappe che prima lo ha portato in Ecuador e in Bolivia e che ha già fatto storia per il messaggio politico lanciato da Bergoglio: una denuncia forte contro i mali del capitalismo e del profitto, «un sistema che non regge più» e che richiede «un cambiamento strutturale». Un atto di contrizione per i «crimini del colonialismo» e le colpe della chiesa cattolica nella repressione dei popoli indigeni. Un atto d’accusa anche contro il neocolonialismo e le sue nuove formule «come alcuni trattati dei libero commercio e l’imposizione di misure di austerità che sempre finiscono per stringere la cinghia dei lavoratori e dei poveri». Il colonialismo – ha detto Bergoglio – «nuovo o vecchio, riduce i paesi poveri a meri fornitori di materia prima e di lavoro a basso costo. Ma nessun potere, di fatto o costituito ha il diritto di privare i paesi poveri della propria sovranità».

Un papa a cui piace il sogno della Patria Grande, caro al Libertador Simon Bolivar e ora ripreso dai governi che si richiamano al socialismo del XXI secolo: «Il papa parla di quello che abbiamo applicato noi in Ecuador – ha dichiarato il ministro degli Esteri ecuadoriano Ricardo Patiño. Il presidente boliviano Evo Morales ha ribadito le consonanze tra il discorso di Bergoglio e le sue politiche. E dal Venezuela molti commentatori hanno ricordato i discorsi dell’ex presidente Hugo Chavez, simili a quelli del papa. Un papa che ha scelto il dialogo diretto con i movimenti. A loro si è rivolto a Santa Cruz, in Bolivia nel Secondo incontro dopo quello organizzato in Vaticano. E a loro – ha auspicato – dovrebbero rivolgersi i governi per «mettere l’economia al servizio dei popoli e opporsi a una economia dell’esclusione e della disuguaglianza: non è un’utopia – ha affermato Bergoglio – i beni disponibili sono sufficienti. Il problema è il sistema».

Un discorso che non può recepire Horacio Cartes, neoliberista presidente del Paraguay. Dal 22 giugno del 2012, quando il legittimo presidente Fernando Lugo – ex «vescovo dei poveri» ora senatore per il partito di sinistra Frente Guasu- venne deposto con un golpe parlamentare, povertà, disuguaglianza, repressione e corruzione non hanno smesso di aumentare. Da oltre dieci giorni, un gruppo di lavoratori si è crocifisso in piazza per attirare l’attenzione del papa sull’assenza di diritti. A ridosso della visita del papa, gli osservatori internazionali che seguono il caso del massacro di Curuguaty hanno tenuto una conferenza stampa a cui ha partecipato anche il vescovo Melanio Medina. Hanno chiesto la nullità del processo contro i contadini, previsto per il prossimo 22 luglio. Hanno anche chiesto a Bergoglio di adoperarsi per il recupero delle terre pubbliche che restano nelle mani dei latifondisti. Il 15 giugno del 2012, a Curuguaty (nell’est del paese) un gruppo di poliziotti attaccò i contadini senza terra che cercavano di recuperare un latifondo appartenente a un amico dell’ex dittatore Alfredo Stroessner. Morirono 11 contadini e sei poliziotti. Il massacro servì da pretesto per innescare il golpe parlamentare contro Lugo, accusato di «inadempienza».

Bergoglio – che ieri ha condannato l’attentato in Egitto – ha dedicato il suo discorso alle «eroiche donne del Paraguay». In una udienza privata, ha incontrato le figlie di Esther Ballestrino, una militante paraguayana che, dopo aver subito la repressione della dittatura di Higinio Mirinigo, nel 1947, ha finito per essere gettata in mare da uno dei voli della morte in Argentina, dopo essere stata torturata nei lager dei militari a seguito del golpe del ’76. Ballestrino, che ebbe un ruolo importante nella formazione ecclesiastica del gesuita Bergoglio, fu anche una delle fondatrici dell’associazione argentina delle Madres de Plaza de Mayo.

Dal ’54 all’89, il Paraguay è stato nella morsa della feroce dittatura di Stroessner, perno del Piano Condor, la rete criminale a guida Cia che ha agito negli anni ’70-80 per consentire alle dittature latinoamericane di annientare gli oppositori ovunque si trovassero. Martin Almada, noto difensore dei diritti umani che ha fatto scoprire uno dei più importanti archivi del Condor, ha chiesto al papa di adoperarsi per l’apertura degli archivi del Vaticano. A vedere Bergoglio sono arrivate 2,5 milioni di persone: soprattutto dall’Argentina, dal sud del Brasile, dall’Uruguay e dal Cile.