Papa Francesco non si fida degli attuali vertici dello Ior. E così ha istituito una Commissione che raccolga «documenti», «dati» e «puntuali informazioni» sulle attività dell’Istituto per le opere di religione – in deroga anche al «segreto d’ufficio» e ad «altre restrizioni» – e lo aggiorni costantemente. L’annuncio è stato dato ieri dalla Sala stampa della Santa sede, ma la Commissione referente è in funzione già dal 24 giugno, quando Bergoglio l’ha creata con un “chirografo”, un atto redatto di suo pugno.
Si tratta del secondo intervento del papa sullo Ior in pochi giorni. Il 15 giugno aveva nominato come prelato dell’Istituto un uomo a lui vicinissimo, mons. Battista Ricca (direttore della Casa Santa Marta, dove Bergoglio ha scelto di abitare), con il compito di svolgere la funzione di “ufficiale di collegamento” con le stanze del potere della banca vaticana. Ora con l’istituzione della Commissione referente, nonostante padre Lombardi, portavoce della Santa sede, respinga il termine «commissariamento», risulta ancora più evidente che Bergoglio voglia avere notizie e documenti di prima mano da “suoi” uomini. Informazioni che gli torneranno utili in vista di una prossima annunciata riforma dello Ior – anche se probabilmente si tratterà di un più modesto rimpasto -, ma che intanto consentiranno a Bergoglio di avere occhi e orecchie nei corridoi e nelle stanze della banca vaticana. Tanto più che gli attuali dirigenti sono tutti espressione della vecchia gestione: il presidente Von Freyberg e il cardinal Bertone, presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza, il primo nominato e il secondo riconfermato alla fine di febbraio, quando Ratzinger aveva già annunciato le dimissioni. Un modo per “legare le mani” al successore, chiunque fosse stato.

[do action=”citazione”]L’iniziativa del papa in vista della riforma (o più probabilmente di un rimpasto) dell’istituto. Il portavoce della Santa sede, padre Lombardi: «Non è un commissariamento»[/do]

I cinque commissari scelti da Bergoglio non sembrano però andare nella direzione di quella riforma radicale dello Ior che tanti si aspettano. Il presidente è l’ottantenne cardinale salesiano (come Bertone) Raffaele Farina, ex responsabile della biblioteca e dell’archivio segreto vaticano; coordinatore è lo spagnolo Juan Ignacio Arrieta, segretario del Pontificio consiglio per i testi legislativi, dell’Opus Dei, per 15 anni preside della facoltà di Diritto canonico dell’università della Santa Croce; segretario è lo statunitense Bryan Wells, che lavora in segreteria di Stato ed è vicino alla potente lobby dei Cavalieri di Colombo, influenti nell’elezione di Bergoglio grazie al voto dei cardinali Usa e in corsa per accaparrarsi il prossimo presidente dello Ior al posto di Von Freyberg (che appartiene ai Cavalieri di Malta); poi ci sono il cardinal Jean Louis Tauran (schierato su posizioni anti-bertoniane) e Mary Ann Glendon, ex ambasciatrice Usa presso la Santa Sede, presidente della Pontificia accademia delle Scienze sociali, di sicura fede repubblicana, paladina dei movimenti pro-life.