«Il sangue versato diventi seme di speranza per costruire l’autentica fraternità tra i popoli». È questo l’auspicio di papa Francesco espresso in un telegramma di cordoglio inviato ieri, tramite il segretario di Stato vaticano, alla superiora generale delle Missionarie Saveriane, Ines Frizza, la congregazione religiosa a cui appartenevano le tre suore missionarie uccise in Burundi. Un secondo telegramma, come il precedente pubblicato in prima pagina sull’Osservatore Romano di oggi, è stato indirizzato anche a monsignor Evarist Ngoyagoye, arcivescovo di Bujumbura, per esprimere «vicinanza alla loro comunità religiosa, alle loro famiglie, nonché a tutta la comunità diocesana».

Al «dolore» del papa si è associato lo stesso Ngoyagoye: «Apprendere delle tre missionarie italiane uccise ci ha scioccati. Ancor più nel sapere che erano persone anziane e avevano trascorso la vita in Africa. È un colpo barbaro per tutta la comunità», ha dichiarato alla Misna, agenzia di stampa internazionale dei missionari, l’arcivescovo di Bujumbura, che ha esteso le condoglianze a tutte le missionarie saveriane e «alle famiglie delle vittime, per la perdita di queste donne che si sono totalmente spese per la missione». Le Missionarie Saveriane – congregazione religiosa fondata nel 1945, il ramo maschile esisteva invece dal 1898 –, in una nota della direzione generale pubblicata sul loro sito internet, esprimono «gratitudine per queste sorelle che, nonostante la salute fragile, hanno deciso di tornare in missione e hanno dato la vita fino alla fine»; e «gratitudine anche nei confronti della popolazione e di tutti coloro che stanno esprimendo la loro vicinanza e solidarietà».

«Tutte e tre – prosegue la nota – hanno amato la gente d’Africa, nella Repubblica Democratica del Congo prima, e in Burundi poi». Con la loro testimonianza «ci invitano a non lasciare che il dolore abbia l’ultima parola». A Parma, dove si trova la casa generalizia della Congregazione, il vescovo della città, mons. Enrico Solmi, questo pomeriggio presiederà una celebrazione in suffragio delle vittime.

Allarga lo sguardo oltre il cordoglio la Caritas italiana, che da anni collabora con la diocesi di Bujumbura e con i missionari saveriani per la promozione della pace tra i giovani proprio nei quartieri nord della città, dove è avvenuto l’assassinio. «Purtroppo l’accaduto, al di là delle dinamiche che verranno accertate dalle autorità competenti, riporta l’attenzione su un Paese dimenticato quale è il Burundi che da decenni vive in condizioni disastrose agli ultimi posti nella classifica mondiale di tutti gli indicatori di benessere. Il terribile evento – prosegue la nota della Caritas – deve indurre tutti i cristiani e gli uomini di buona volontà a superare la globalizzazione dell’indifferenza».