I centri per i rifugiati sono i nuovi «campi di concentramento», i migranti sono i martiri del nostro tempo. Lo ha detto ieri papa Francesco durante la veglia di preghiera per i «nuovi martiri» del XX e XXI secolo organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio nella basilica di san Bartolomeo all’Isola Tiberina.

Le parole non erano contenute nel testo dell’omelia consegnato alla stampa, sono state aggiunte a braccio dal papa, che ha preso spunto da un episodio durante la sua visita a Lesbo, quando incontrò un uomo musulmano la cui moglie, cristiana, era stata uccisa dai terroristi islamici. «Non so se quell’uomo è ancora a Lesbo – ha detto Francesco -, non so se è stato capace di uscire da quel campo di concentramento, perché i campi di rifugiati sono di concentramento. I popoli generosi che li accolgono devono portare avanti anche questo peso, perché gli accordi internazionali sembra che siano più importanti dei diritti umani».

E all’uscita dalla chiesa ha aggiunto: «Questa generosità del sud, di Lampedusa, della Sicilia, di Lesbo, possa contagiare un po’ il nord. È vero: noi siamo una civiltà che non fa figli, ma anche chiudiamo la porta ai migranti. Questo si chiama suicidio».