Dopo aver letto l’intervista di Bergoglio pubblicata giovedì da Civiltà cattolica, molti hanno parlato di un papa rivoluzionario. Ascoltando invece il discorso che ieri Francesco ha rivolto ai ginecologi cattolici ricevuti in Vaticano – tutte incentrate sul tema della difesa della vita e della lotta contro l’aborto -, sembrava di sentire le parole di Ratzinger, pacate nei toni, identiche nei contenuti.

Eppure il pensiero di Bergoglio non è sdoppiato ma unico, e fino ad ora tiene insieme i due aspetti: l’addio ai toni da crociata dei suoi predecessori contro gli infedeli relativisti e la conferma degli aspetti fondamentali della dottrina cattolica («Pop e conservatore» titolava il manifesto all’indomani dell’elezione al soglio pontificio). Una pastorale meno rigida e più inclusiva nei confronti dei “lontani” sembra essere la vera novità di questi primi mesi. Insieme a una riforma della Curia e degli organismi finanziari che forse verrà nei prossimi mesi. E c’è da aspettarsi che entrambe saranno ostacolate dai settori più conservatori. A questo proposito, oggi potrebbe essere annunciata la nomina del prefetto della Congregazione per il clero (il dicastero che si occupa dei preti di tutto il mondo): via il cardinale ultraconservatore Mauro Piacenza (molto legato a Bertone, segretario di Stato uscente), arriva l’arcivescovo Beniamino Stella, un diplomatico. Lo spoil system continua.

Il magistero sui «principi non negoziabili» però non si incrina, come dimostra il discorso di ieri ai ginecologi: la battaglia contro l’aborto resta la “linea del Piave”. Constatiamo «i progressi della medicina», ma «riscontriamo il pericolo che il medico smarrisca la propria identità di servitore della vita», ha detto Bergoglio. Colpa del «disorientamento culturale» che «ha intaccato» anche «la medicina», per cui «pur essendo per loro natura al servizio della vita, le professioni sanitarie sono indotte a volte a non rispettare la vita stessa». «Si attribuiscono alla persona nuovi diritti, a volte anche presunti», aggiunge, e «non sempre si tutela la vita come valore primario». «Ogni bambino non nato ma condannato ingiustamente ad essere abortito – affonda Bergoglio – ha il volto di Gesù Cristo». C’è poi l’appello ai medici ad essere «testimoni e diffusori di questa cultura della vita» all’interno delle strutture sanitarie. Il papa non la nomina, ma l’invito all’obiezione di coscienza pare evidente.

A ribadire l’inamovibilità dei principi non negoziabili è anche il convegno internazionale sulla famiglia che si conclude oggi in Vaticano. Mons. Paglia, “ministro” della famiglia, auspica la redazione di una Carta internazionale dei diritti della famiglia per difenderla dalle «usurpazioni» e dagli «attacchi violentissimi» cui è sottoposta. E il presidente dei giuristi cattolici, D’Agostino, bolla come «famiglia sintetica» tutti i tipi di unione che non siano quelle fra uomo e donna fondate sul matrimonio: frutto di uno «spirito malato», non basate su un progetto «ma sull’immediatezza dei sentimenti», senza futuro.
In mattinata, nella quotidiana messa a Santa Marta, Bergoglio ha avuto un’uscita delle sue, a testimonianza della sua capacità di tenere insieme dottrina e popolo. «L’avidità del denaro è la radice di tutti mali», ha detto nella breve omelia, aggiungendo subito: «E questo non è comunismo, è Vangelo». E così ha riequilibrato quanto aveva detto a Civiltà cattolica: «Non sono mai stato di destra».