Jean Pierre Léaud domina l’immagine del Bergamo Film Meeting giunto alla edizione numero 37 (dal 9 al 17 marzo) con la scritta che sembra fare il verso al 3D visto senza occhiali. Come Antoine Doinel è stato l’alter ego di François Truffaut, ma ha lavorato con Godard, Pasolini, Rocha, Rivette Bertolucci, Kaurismaki praticamente è l’incarnazione di un certo cinema, quello che ha segnato tutti noi e gli stessi creatori del Bfm. L’omaggio che gli viene fatto a Bergamo riguarda il «corpo di un attore che ha attraversato la storia del cinema a partire dalla fine degli anni ’50 fino ad oggi, raccontandone i cambiamenti, le inquietudini, la politica, le immagini, le figure, le storie, le ideologie, le violenze. Con atteggiamenti che dicono la mutevolezza della condizione umana, pervasa com’è di umorismo, timidezza, goffaggine, comicità, irrequietudine, incoscienza, menzogna».

POI, COME SEMPRE, l’attenzione è posta sull’Europa, martoriata e devastata dalle contraddizioni, ma a partire da Omero. «Le impalcature del pensiero e della narrazione sono state erette li (da Omero). Il dubbio, il dialogo, la curiosità, l’interrogazione, l’esplorazione, la voglia di sapere, il confronto, l’incontro, la sfida, la dialettica, il contraddittorio. Non sono solo strumenti, digressioni metodologiche, ma essi diventano anche valori se alla base c’è un atteggiamento di disponibilità a comprendere, di rispetto e attenzione, verso tanti sguardi che si rivolgono al presente per cercare di capirne la complessità, a coloro che cercano di avvicinarsi al reale con il desiderio di dare voce ai singoli e ai modi del loro stare nel mondo, alle difficolta come alle speranze». Quasi un manifesto politico che sovrintende 9 giorni di proiezioni, quasi 180 film, 2 mostre, 2 workshop, 3 masterclass, 3 incontri a Milano, 1 a Brescia, e 1 proiezione per città a Verona, Brescia e Bologna, 1 fantamaratona, 9 strisce quotidiane di fumetti, 1 reading, 3 live painting e un’infinità di altri eventi, comprese escursioni jazz. Con ospiti che vanno da Peter Mullan a Karpo Godina, Alberto Rodriguez, Nathalie Djurberg e Hans Berg, passando per l’animazione di Mariusz Wilczynski e il progetto Pasolini su Le mille e una notte, e ancora concorso e tanto altro per chi al cinema chiede qualche cosa che vada oltre il puro intrattenimento.

SINO ALLA RETROSPETTIVA dedicata appunto al monumento del grande schermo, premiato e amato da tutti, nonostante qualche ruvidità maturata con gli anni. Ma a Jean Pierre Léaud si perdona (quasi) tutto. Anteprima del festival (8 marzo) al’ex Chiesa Sant’Agostino con Metropolis di Fritz Lang sonorizzato live a cura del DJ Jeff Mills, l’evento di chiusura – prima della premiazione – la proiezione di un classico di Billy Wilder La vita privata di Sherlock Holmes.