Beppe Sala mangia il panettone. Ieri il politico indagato più coccolato d’Italia ha rassicurato i “cari concittadini” con un dettagliato post su Facebook. Il ritorno al lavoro del sindaco di Milano è avvenuto dopo cinque giorni di autosospensione che si sono trasformati in un processo di santificazione bipartisan che vale più di qualunque valutazione processuale sul suo operato da manager dell’Expo (la settimana scorsa era stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura generale di Milano nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta Piastra dell’esposizione universale).

La sua reazione stizzita sembrava il colpo di testa di un uomo impulsivo e un po’ ingenuo, invece si è rivelata una mossa astuta che oggi lo colloca in cima all’indice di gradimento dei sindaci italiani. Non è poco, visto come se la passano dalle altri parti. Quattrocento primi cittadini nei giorni scorsi hanno sottoscritto un appello in ginocchio per invitarlo a tornare al più presto a Palazzo Marino, e anche per denunciare un certo malcelato fastidio nei confronti di certe azioni della magistratura.

Tra le numerose telefonate di complimenti ieri è arrivata quella del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, sicuramente gli avrà portato i saluti dell’amico Renzi. “Era l’unica decisione saggia da prendere”, ha commentato il presidente della Lombardia Roberto Maroni. Felicitazioni anche da parte del sindaco di Bari e presidente dell’Anci Antonio Decaro.

Beppe Sala, dopo aver spiegato il suo stupore per aver appreso dai giornali l’avviso di garanzia, ha chiarito così la sua decisione di prendersi una vacanza dalle sue funzioni: “Mi direte, non è certo la prima volta. Vero, ciò nondimeno dobbiamo fare insieme uno sforzo per non considerare la cosa normale. Non lo è se riguarda un cittadino e non lo è se riguarda il Sindaco di Milano, con le responsabilità che porta verso la collettività. Ho scelto una via diversa, irrituale. Ho deciso di autosospendermi poiché su un punto non si può transigere: un professionista, un uomo di azienda e, tanto più, un amministratore pubblico nell’integrità morale l’elemento insostituibile della propria credibilità. Ne va della dignità personale e della concreta possibilità di agire nell’esclusivo interesse dei cittadini”. Nessuna polemica con i magistrati e nessuna lamentela per le inchieste sull’Expo.

Infine, dopo aver detto di non aver mai utilizzato i suoi poteri per favorire qualcuno, Sala ha precisato il motivo del suo ritorno: “Le verifiche svolte dai miei legali in queste intense giornate hanno chiarito sufficientemente il merito dell’indagine e l’inesistenza di altri capi di imputazione. Torno a fare il sindaco, certo della mia innocenza verso un’accusa che non costituisce un condizionamento della mia attività”. Seguono ringraziamenti. Morale: quando si è autosospeso aveva paura che ci fosse altro a suo carico, non sapeva ancora di dover rispondere di falso materiale e ideologico “solo” per aver retrodatato dei verbali. Non è accusato di turbativa d’asta, la vera grana che avrebbe portato alle dimissioni.

Dopo una breve riunione di giunta nel primo pomeriggio che ha galvanizzato i suoi assessori, il sindaco ieri ha voluto informarsi sulle misure di sicurezza concordate con la prefettura dopo l’attentato di Berlino. La prima uscita pubblica fuori programma è stata al consolato tedesco per portare la solidarietà della città: “Il terrorismo non vincerà e va combattuto con tutte le forze”. Oggi Beppe Sala dovrà dare spiegazioni anche al consiglio comunale di Milano. Questa volta non saranno solo applausi e pacche sulle spalle.