«La decisione presa dall’Oms di avviare la sperimentazione di farmaci per arginare l’epidemia di Ebola è giusta, ma non tempestiva. E comunque per ora si tratta solo di una dichiarazione di intenti, del via libera etico alla sperimentazione, ma non si dice quali e quanti farmaci potranno essere impiegati». Il professore Giuseppe Ippolito è il direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive «Lazzaro Spallanzani» di Roma, la più grande struttura al mondo in grado di ricoverare in una condizione di isolamento pazienti contagiosi. Se un’emergenza legata alla diffusione di Ebola – oggi del tutto improbabile – dovesse verificarsi in Italia, è qui che verrebbe affrontata.

Professore Ippolito c’è un reale pericolo di contagio per l’Italia e l’Europa?
Quello del missionario spagnolo morto è il caso di una persona che ha contratto il virus all’estero ed è rimpatriata. Quindi non abbiamo casi di contagio in Europa e al momento non c’è nessun rischio che una persona con Ebola possa entrare in Italia senza essere identificata prima del suo arrivo. Le procedure previste sono tali da garantire l’inesistenza di ogni tipo di rischio per la popolazione. L’Italia come altri Paesi ha strutture per l’isolamento di questi pazienti particolarmente contagiosi che sono di assoluta garanzia per la comunità.

Come si fa a prevenire il contagio?
Il ministero della Salute ha redatto una serie di istruzioni per pazienti che ritornano da zone a rischio e questa è la reale prevenzione, perché prevede di individuare precocemente eventuali sospetti. Il sistema di controllo dei porti e degli aeroporti negli anni si è dimostrato quello più efficace per prevenire esposizioni accidentali all’interno del Paese. Per chi invece si trova nelle aree a rischio la raccomandazione è quella di non toccare le persone malate, di non toccare e non mangiare animali morti, specie pipistrelli

L’Oms ha dato il via libera alla distribuzione di farmaci sperimentali a quanti hanno contratto il virus. E’ una decisione utile?
Sicuramente si. In una situazione come quella attuale, i cui la probabilità di sopravvivenza è molto bassa, qualsiasi tipo di intervento è ampiamente giustificato. Dobbiamo pensare che la mortalità, anche se inferiore alle altre volte, è sempre superiore al 60%. Non c’è occasione migliore per provare se questi farmaci funzionano davvero. Semmai non sono sicuro che ci saranno le quantità sufficienti di farmaci per fare interventi in Africa e soprattutto per poterli rapidamente distribuire. E con certezza non lo sa nessuno. Vedremo il 17 agosto, quando sarà reso pubblico il documento ufficiale dell’Oms che per ora solo una dichiarazione di intenti. L’Oms ha autorizzato l’uso etico di questi farmaci, ma non significa che domani casse di medicinali verranno imbarcate per l’Africa.

Quali sono i farmaci che verranno sperimentati?
Ci sono due farmaci di sintesi che sono in avanzata fase di sperimentazione sugli animali e che potrebbero essere usati sull’uomo. Poi c’è un anticorpo monoclonale, ossia una specie di siero che è stato espanso su topo e purificato sulla pianta di tabacco. Ed è quello che si sta sperimentando oggi sui pazienti americani. In aggiunta questi ci sono due vaccini.

E’ stato annunciato un vaccino contro l’Ebola per il 2015. E’ realistico?
Credo di sì perché questi due vaccini candidati sono studiati da più di dieci anni e hanno dato buoni risultati sugli animali.

C’è il rischio di speculazioni?
Non credo, perché questi vaccini sono proprietà di Stati, i farmaci sono stati sviluppati con soldi del dipartimento della Difesa americano – compresi quelli sviluppati da ZMapp – e non c’è il rischio che si crei un business.

Come è attrezzato lo Spallanzani per un’eventuale emergenza?
Come per tutte le emergenze, anche nel caso di Ebola abbiamo strutture di isolamento adeguate e flessibili i funzione del numero di pazienti che dovessero presentarsi. Inoltre c’è un laboratorio di livello 4, che è il massimo livello di contenimento, che coordina la rete europea dei laboratori di livello 4 diagnostico. Siamo la più grande stazione di biocontenimento del mondo, cioè di isolamento di pazienti. Se dovessero esserci dei casi di contagio da Ebola potrebbero essere dirottati qui. Inoltre ci sono due letti di isolamento all’ospedale Sacco di Milano.