Il Livorno dall’Eccellenza, ovvero la quinta divisione, la Clivense dalla terza categoria veneta. Sono ripartite, con fatica ed entusiasmo, due nobili decadute, tra l’altro con due successi nella prima giornata dei rispettivi campionati, due ex squadre a lungo in Serie A (11 tornei in fila per il Chievo) e poi sparite senza appello dal giro che conta. I toscani, dalla massima serie alla qualificazione in Coppa Uefa avvenuta 14 anni fa, al duo meraviglia in attacco, il simbolo della città Cristiano Lucarelli e Igor Protti, con quest’ultimo che ha deciso di prendere parte alla ripartenza dalle serie minori come team manager. Per il Chievo dei miracoli di Gigi Del Neri c’è stata addirittura la Champions League, la presenza nei piani alti della A per anni in fila, calciatori poi finiti in nazionale e venduti a cifre record ai grandi club, l’interesse anche del New York Times. Insomma, un pezzo di storia recente del calcio italiano. Ora, si prova a ricominciare dopo mesi complicati. Il Chievo è divenuta la Clivense, anche se il presidente-calciatore-simbolo della squadra veronese, Sergio Pellissier, 134 reti con la maglia del Chievo, spera ancora di vincere il ricorso per ottenere il nome originale (il presidente del Chievo, Luca Campedelli, lo ha diffidato dall’utilizzare il marchio che è registrato) e di risalire la china dalla Serie D, nella prossima stagione. A luglio, la favola è evaporata: mancata iscrizione al torneo di B, irregolarità fiscali e contributive. In verità, già c’erano delle macchie sul miracolo della squadra di quartiere che arriva in Europa: plusvalenze fittizie, la Procura federale che ricostruiva un quadro di illeciti amministrativi tra il 2015 e il 2018, poi l’accusa delle plusvalenze con il Cesena per gonfiare i ricavi e ottenere l’iscrizione al campionato, senza i requisiti necessari.

E SE IL CHIEVO è sparito a luglio, prima che Pellissier si lanciasse nell’impresa Clivense, qualche settimana dopo è toccato al Livorno, fallimento per non assolvimento degli obblighi finanziari e per l’indisponibilità del campo comunale, lo stadio di Livorno, il celebre Armando Picchi, intitolato al difensore dell’Inter del mago Herrera. Per i toscani, una lunga caduta, tra stipendi non pagati ad atleti e personale, conti in rosso fisso, penalizzazione in classifica nel campionato di Serie C, chiuso con la retrocessione. Dunque, percorsi diversi, mentre il copione del finale è stato lo stesso. Un colpo alla provincia italiano del calcio, che ha visto cadere anche altre realtà meno gloriose ma comunque presenti sulla mappa del pallone, dal Novara, negli anni passati in Serie A (Bruno Fernandes, stella portoghese del Manchester United, è passato da giovanissimo dai piemontesi) al Carpi, pure con un cammeo in Serie A, poi la Sambenedettese, la Casertana. Eppoi, Lucchese, Pistoiese, Arezzo, Fano, Ravenna, Bisceglie, Cavese. Tutte in bilico con i conti e sparite con la pandemia, escluse dal calcio professionistico, che provano a riemergere dai dilettanti.