Contenere l’estrema destra facendole terra bruciata a livello mediatico e politico. Questa la strategia dei principali partiti e dei media belgi per contenere la vittoria del Vlaams belang di Gerolf Annemans, partito nazionalista fiammingo anti immigrazione. L’iniziativa va sotto il nome di «cordone sanitario». Una pratica in atto dal 2004, ovvero dalla fondazione stessa del Vlaams belang, che significa Interesse Fiammingo, partito nato dalle ceneri del Vlaams blok, sciolto dalla magistratura belga perché dichiaratamente xenofobo. Una pratica che oggi torna d’attualità dopo l’incredibile risultato del Vlaams belang (alleati europei di Salvini, il cui leader era sul palco a Milano per la rimpatriata sovranista) alle elezioni del 26 maggio (europee, federali e regionali), con lo scopo di frenarne l’accesso a ruoli di governo.

Il dibattito politico in Belgio si è infatti acceso da quando il re Philippe (con poteri simili a quelli del presidente della repubblica italiana) ha deciso di ricevere Tom Van Grieken, presidente dei nazionalisti fiamminghi, per le consultazioni in vista della formazione di un governo nazionale. Una scelta quasi obbligata, visto il risultato elettorale (ha ottenuto il 18,5% dei voti nelle Fiandre, 12,6 punti in più rispetto alle ultime elezioni del 2014, l’11,95% alle elezioni federali e l’11,45% a quelle europee), che ha scatenato una levata di scudi da parte di tutto il mondo politico belga. Solo la N-va (Nuova alleanza fiamminga), altro partito nazionalista fiammingo d’estrema destra (dai toni più moderati rispetto al Vlaams belang), uscito ridimensionato dalle urne (resta primo partito tra i fiamminghi ma vede diminuire i propri consensi, fermandosi al 27%), gli fa da sponda. Il suo eccentrico presidente, Bart De Wever, sindaco di Anversa, con l’incarico di sondare il mondo politico fiammingo per la formazione di un governo regionale, non esclude infatti un’alleanza nera dei nazionalisti fiamminghi.

In questo contesto l’appello che viene dal mondo politico è di contenere l’ascesa dell’estrema destra mantenendo il cosiddetto «cordone sanitario», una sorta di codice deontologico che mira a limitare l’azione di ogni formazione politica che rappresenti una minaccia per l’unità del paese e per la pacifica convivenza dei suoi cittadini. A livello politico si traduce nel rifiuto di formare ogni tipo di esecutivo, anche a livello locale, con formazioni politiche portatrici di valori discriminatori. Sul piano mediatico l’iniziativa punta a limitarne l’esposizione sui mezzi di informazione.

«Noi non riceviamo in diretta persone che appartengono a partiti, associazioni o movimenti che hanno propositi discriminatori, razzisti oppure omofobi» ribadisce Jean Pierre Jacqmin, direttore generale dell’informazione della televisione pubblica francofona Rtbf. E c’è già chi vorrebbe esportare questo modello nel contesto europeo. Philippe Lamberts, co presidente dei Verdi europei europei, auspica «che tale atteggiamento s’imponga in tutto il contesto dell’Unione euroepa», compreso quello italiano.