È iniziata nei primi giorni di agosto la demolizione del ponte dei Fori (pont des Trous) nel centro storico di Tournai, uno dei siti più antichi del Belgio. Lo smantellamento del ponte, dal grande valore artistico e storico, si è svolto sotto gli occhi increduli dei turnesiani e segna la fine di un lungo dibattito che ha animato ed esasperato questa cittadina francofona nella provincia occidentale del Belgio, divisa fra chi ha sostenuto l’opera e chi invece ha denunciato «la mancanza di empatia verso la comunità locale».

Realizzato sul finire del 1200 per motivi militari, il pont des Trous è una porta fluviale composta da tre arcate in stile gotico e due torrioni. Considerato come un gioiello d’arte militare, fa parte di un complesso medievale (che comprende il campanile e la cattedrale di Notre Dame) classificato come patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Nel secondo dopoguerra, l’arcata centrale venne ricostruita fedelmente all’originale, dopo che gli inglesi l’avevano fatta brillare nel 1940 per rallentare l’avanzata delle truppe naziste.

Lo smantellamento del ponte, nelle intenzioni dell’amministrazione locale, dovrebbe risollevare le sorti di una regione economicamente depressa, aumentandone l’attrazione commerciale con la clausola del rispetto ambientale, attraverso la riduzione delle merci trasportate su gomma. L’iniziativa si inscrive nella promozione di una rete trans-europea di trasporto (Rte-T) che mira a facilitare gli scambi commerciali all’interno dell’Unione europea.

La proposta dei dirigenti pubblici locali è quella di aumentare il volume commerciale fluviale fino a 5 milioni di tonnellate all’anno (secondo le stime comunicate dagli enti locali corrisponderebbe ad un aumento del traffico fluviale per la città di Tournai di soli tre battelli al giorno). Per raggiungere questo obbiettivo bisogna adeguare l’infrastruttura esistente per permettere il passaggio di battelli da 2mila tonnellate, portata attualmente ferma a 1.500 a ragione delle dimensioni dell’arcata centrale del pont des Trous.

L’opzione di una circonvallazione fluviale per salvare il ponte medievale è stata scartata perché troppo costosa. «Era l’opzione migliore» sostiene Pierre Emmanuel Lenfant, archeologo e leader di una rete cittadina che ha duramente criticato l’intervento. «Abbiamo deciso di non opporci alla demolizione del ponte perché non volevamo andare contro lo sviluppo economico della regione, ma critichiamo i tempi e i modi messi in campo dalle istituzioni pubbliche che a nostro parere non valorizzano a sufficienza il patrimonio artistico di Tournai» ha tuonato Lenfant ad inizio agosto mentre la ruspa iniziava il processo di rimozione.

Lo smantellamento del pont des Trous è un intervento «equilibrato nel rispetto del contesto urbanistico della città» ribadisce Alexandre Valée, responsabile comunicazione per la regione Vallonia. «È falso affermare che stiamo demolendo un ponte medievale», precisa Valée, «poiché stiamo smontando la parte del ponte ricostruito in cemento armato nel 1947, recuperando quanto possibile per la successiva fase di ricostruzione».

Ed è proprio sullo stile del nuovo ponte che si anima lo scontro. Un referendum consultivo del 2015 promuoveva una copia identica all’originale, ma una serie di workshop partecipativi promossi l’anno successivo vanno in tutt’altra direzione, proponendo un’opera decisamente più moderna (nota come progetto Bastin). La rete di associazioni coordinate da Lenfant sostiene invece la formazione di un gruppo di esperti per la realizzazione di un progetto dallo stile contemporaneo, scartando l’opzione Bastin perché troppo audace. Alla fine sarà il ministro ai lavori pubblici della regione Vallonia, Carlo Di Antonio, a mettere la parola fine alla vicenda optando per una copia identica all’originale (consegna prevista per il 2021 per un costo di 16 milioni di euro) con un’arcata centrale più grande per consentire il passaggio dei battelli commerciali.

Una petizione che raccoglie 20mila firme e un ricorso al Cosiglio di stato belga (respinto a fine luglio) non sono riusciti a bloccare lo smantellamento dell’opera, i cui lavori di «smontaggio» dovrebbero terminare proprio questo fine settimana.