É pensate il bilancio delle inondazioni che hanno colpito il Belgio. Per il momento si contano almeno 23 morti, ancora imprecisato il numero degli sfollati e 40 mila abitazioni senza elettricità. Un bilancio, purtroppo, ancora provvisorio, destinato a crescere nelle prossime ore.

La regione più colpita è la Vallonia, di lingua francofona, nel sud del paese, dove si contano la maggior parte dei danni a cose e a persone. Le province più toccate sono quelle di Liegi e di Namur, attraversate entrambe dal fiume Mose, il principale corso d’acqua del paese, uscito dagli argini in entrambe le città. Ma è nella città di Liegi che il Mose ha preoccupato maggiormente le autorità. Nella giornata di giovedì, quando ero ormai chiaro che le acque avrebbero raggiunto il centro storico della città e di alcuni quartieri limitrofi, la vice-sindaca Christine Defraigne, ha dato l’ordine di evacuazione. Una decisione che ha dato il senso della gravità della situazione.

A far discutere è stato il malfunzionamento della diga dell’isola Monsin, posta sul Mose alle porte di Liegi, che avrebbe potuto giocare un ruolo nella difesa della città contro l’inondazione. Solo due delle sei porte sono attive e funzionanti a causa dell’apertura, da oltre un anno, del cantiere per i lavori di manutenzione.

Ma è nelle alture della provincia di Liegi che la forza delle acque ha dato prova di maggior distruzione. In particolare le città di Verviers et Pepinster, dove il bilancio delle vittime è il più alto in tutto il paese, con almeno 15 persone decedute. Un bilancio che rischia di crescere nelle prossime ore. Non quantificabili per il momento la conda dei danni alle abitazioni private e alle infrastrutture pubbliche. Nella giornata di ieri i due comuni sono stati visitati dai sovrani del Belgio, il re Philippe e la regina Mathilde, portando riconforto alla popolazione locale.

Anche la città di Namur, capitale amministrativa della Vallonia, e la sua provicia sono state duramente colpite. Anche qui i fiumi Mose e Sambre hanno rotto gli argini ed invaso numerosi centri abitati. Nella notte fra giovedì e venerdì, le autorità avevano diramato l’ordine di evacuazione nei quartieri adiacenti i due fiumi. Stesso scenario nel provincia del Lussemburgo belga, estremo sud del paese, dove si contano alcune vittime, danni alle abitazioni, e nella provincia del Brabant-wallon, in particolare nella città di Wavre, dove le acque del fiume Dyle hanno invaso il centro città con un livello che ha raggiunto il metro e mezzo.

Toccata, anche se in maniera minoritaria, la capitale Bruxelles, dove il fiume Senne è uscito dagli argini, senza però provocare danni. In ginocchio il sistema ferroviario in tutta la Vallonia. «La circolazione dei treni sulla nostra rete ferroviaria nel sud del paese è quasi completamente ferma» ha dichiarato Benoît Gilson, direttore di Infrabel (l’azienda che gestisce la rete ferroviaria nazionale) che ha aggiunto «non siamo al momento in grado di fare un’estimazione dei danni». Ci vorranno settimane per un ritorno alla normalità.

Il premier belga, il liberale Alexander De Croo, ha dichiarato lo stato d’emergenza e di calamità naturale, esprimendo solidarietà ai parenti delle vittime e a tutte le persone toccate dal dramma e ringraziando i paesi che hanno messo mezzi e uomini a disposizione, fra cui l’Italia.