Le negoziazioni per la formazione del governo condiviso dell’Irlanda del Nord si sono interrotte, e non si prevede che gli attori possano sedersi al tavolo delle trattative prima di fine agosto. Complice la pausa estiva nei lavori parlamentari, l’interruzione è dovuta tuttavia principalmente all’impasse politica venutasi a creare a seguito dell’accordo governativo tra i conservatori di Theresa May e l’irlandese Dup di Arlene Foster. Accordo la cui prima conseguenza è il doppio ruolo del partito unionista di negoziatore e arbitro del processo di pace, una situazione inaccettabile per Sinn Féin.

 

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Per Gerry Adams, infatti, «l’elettorato di Sinn Féin non tollererà di essere governato dal Dup secondo un’agenda decisa dal Dup», esattamente come non ci si aspetterebbe che «l’elettorato del Dup possa esser governato da Sinn Féin su un’agenda decisa da Sinn Féin».

La leader del Dup ha assicurato che i contatti tra le parti dovranno proseguire durante l’estate al fine di creare condizioni accettabili a tutti per la ripresa della condivisione del potere esecutivo. Condizioni che pongano basi permanenti per la collaborazione tra le due comunità. Dichiarazioni di rito, che in realtà nascondono altro.

Sono emersi infatti dettagli abbastanza allarmanti che probabilmente costituiscono aspetti tenuti segreti dell’accordo tra May e Foster. Tra questi ad esempio la scelta di non pubblicare l’elenco dei finanziatori dei partiti nordirlandesi prima del 2014, come invece prevede la legge. I fondi occulti percepiti dal Dup ammontano a diverse centinaia di migliaia di sterline, e una rivelazione della loro dubbia provenienza metterebbe a repentaglio i precari equilibri politici raggiunti.

È poi trapelato, alla fine delle discussioni a Downing Street, che la stessa Foster ha fatto ritorno a Belfast su di un volo della Royal Air Force costato allo Stato 20.000 sterline; ciò a riprova del ruolo cruciale, e di virtuale ricatto, che gioca il Dup nei confronti del governo inglese.

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La leader di Sinn Féin nel Nord, Michelle O’Neill, ha detto che l’interruzione dei colloqui costituisce un «fallimento monumentale» della premier Theresa May, e segna una «battuta d’arresto dopo decenni di lavoro». Tuttavia, ha assicurato che i rappresentanti di Sinn Féin continueranno a lavorare perché le istituzioni del Nord possano dare ai cittadini nordirlandesi gli stessi diritti dei cittadini di altre parti del Regno Unito: «Il motivo per cui quei diritti non vengono concessi, e il motivo per cui Theresa May se ne sta seduta comodamente a guardare, è il fatto di essere sotto scacco da parte del Dup».

Dal canto suo il governo inglese, per voce di James Brokenshire, segretario di stato per l’Irlanda del Nord, ha espresso il desiderio che l’impegno per la risoluzione dei nodi cruciali proceda nonostante le difficoltà.

Difficoltà che rischiano di aumentare, perché l’interruzione delle negoziazioni cade a qualche giorno dall’inizio della controversa marching season, la stagione delle marce lealiste: centinaia di cortei, solo apparentemente folcloristici e invece spesso provocatori e violenti, in ricordo della famosa sconfitta dell’esercito cattolico di Giacomo II da parte delle truppe di Guglielmo D’Orange nel 1690.

Le marce, il cui picco avviene storicamente nella giornata del 12 di luglio, sono precedute la sera dell’11 dalla comparsa di giganteschi falò appiccati un po’ in tutta l’Irlanda del Nord, per celebrare l’accensione di simili fuochi sulle colline del Belfast Lough al fine di consentire alle navi di Guglielmo di approdare a Carrickfergus.

Nei moderni falò, tuttavia, vengono tradizionalmente bruciati in senso di sfida simboli cari alla comunità nazionalista come il tricolore della Repubblica, e i roghi sono accompagnati dalla ricomparsa per le strade del Nord dell’odiosa scritta «Kai», Kill All Irish.