L’atteso incontro al ministero dello sviluppo economico non ha diradato le nubi sulla reindustrializzazione dello stabilimento Bekaert di Figline, fabbrica simbolo del Valdarno fiorentino, che dal giugno dello scorso anno deve fare i conti con l’addio della multinazionale belga. All’ordine del giorno c’era la presentazione delle proposte d’acquisto del sito produttivo, con annessi piani industriali.

Alla resa dei conti, dopo tante voci sull’interessamento di due player industriali indiani e della bielorussa Bmz, solo la Trafilerie Meridionali Spa, azienda di Chieti interessata ad attingere al know-how dei lavoratori Bekaert, orientata alla produzione di filo tubo e altri trafilati in acciaio, ha presentato una bozza di piano che comporta l’investimento di 21 milioni di euro per il rilancio dell’attività, da attuare insieme ad un altro partner industriale rimasto però al momento sconosciuto. Mentre sull’altro piano elaborato da Legacoop e presentato dalla Cooperativa di lavoratori nata su impulso della Fiom Cgil, piano che oltre al filo tubo erogherebbe servizi di manutenzione industriale, l’advisor Sernet ha richiesto delle integrazioni per valutarne la fattibilità.

Sull’incontro, che ha visto la presenza del governo con la sottosegretaria Alessandra Todde, e che è stato coordinato dal vicecapo di gabinetto del ministero Giorgio Sorial, ha pesato il fattore tempo: Bekaert lo scorso 11 ottobre ha inviato le lettere di licenziamento ai 211 addetti rimasti (dei 318 iniziali), confermando che dal prossimo gennaio non vuole avere dipendenti a carico. Per giunta la cassa integrazione straordinaria sta per finire. E anche se a inizio settimana a Figline la sottosegretaria Alessia Morani ha assicurato che «da parte del ministero c’è la disponibilità al prolungamento», i lavoratori vivono sul filo dell’incertezza.

«In soli due mesi non siamo in grado di valutare la solidità del progetto di Trafilerie Meridionali e del suo partner sconosciuto – tira le somme Daniele Calosi che guida la Fiom fiorentina – ad oggi non è stato neanche ipotizzato il numero di lavoratori che potranno essere ricollocati. Apprezziamo l’apertura di Bekaert alla produzione dello steelcord, che dà maggior certezza occupazionale rispetto alla sola produzione di filo tubo. Ma è inaccettabile trovarsi di nuovo a dover fare una trattativa con il conto alla rovescia dei licenziamenti. Per questo abbiamo chiesto alla multinazionale il ritiro della procedura».

Una delegazione di operai iscritti alla Fiom era in presidio davanti al Mise insieme alla segreteria generale Francesca Re David. Mentre all’incontro c’erano anche i sindaci del comprensorio e il presidente toscano Enrico Rossi. La prima cittadina di Figline e Incisa, Giulia Mugnai, al pari della Fiom ha giudicato non soddisfacente l’esito del vertice: «I lavoratori hanno bisogno di poter valutare, analizzare e approfondire le proposte di reindustrializzazione, superando la scadenza del 31 dicembre. Ci vuole una proroga della cigs». Concetto ribadito anche da Fim e Uilm. Entro la fine di novembre ci sarà un nuovo incontro al Mise, «per verificare l’evoluzione dei piani industriali, e valutare strumenti per garantire la tenuta economica e occupazionale ai lavoratori oltre la scadenza della cigs».