Il cognome Trump finisce anche nel calcio, dopo tanto wrestling. In omaggio al trasferimento dell’ambasciata Usa a Gerusalemme, il Beitar, uno dei club più famosi (sei titoli nazionali vinti) e controversi – per le reiterate condotte xenofobe – d’Israele, ha inserito la parola «Trump» nella sua denominazione, che da ieri è «Beitar Trump Jerusalem». «Per la sua capacità di fare la storia. Amiamo il Presidente e vinceremo», si leggeva nel comunicato del club. Insomma, calcio, intolleranza e politica vanno di nuovo a braccetto, come avveniva cinque anni fa, con la tifoseria del Beitar – mai un palestinese ingaggiato in 80 anni e striscioni razzisti allo stadio anche nel Giorno della Memoria -, che boicottò l’ingaggio di due calciatori musulmani, in nome, come testimoniava il documentario Forever Pure del 2016 , di una «volontà di purezza» e di una «verginità ebraica».