«Mi chiamo Elaine NG, sono stata educata in Inghilterra, ma ho un rapporto molto stretto con Hong Kong, perché la mia famiglia viene da lì e anche io ci ho vissuto otto anni. Di recente mi sono trasferita a Pechino dove sto sperimentando questa cultura per me nuova ma al tempo stesso profondamente nelle mie radici.
Pechino è un luogo molto diverso da Londra. Rappresenta un’economia in forte crescita, ma vi si scopre anche la tradizione, come negli Hutong. Tuttavia, è necessario avere gli strumenti giusti per comprenderla».

Quali sono le sue impressioni sulla scena creativa cinese?

In realtà, quando ero a Londra, avevo già incontrato designer cinesi di grande talento. Molti si sono laureati al Royal College of Art, Ho parecchi amici, ma sono quasi tutti di Suzhou o della zona di Shanghai. Pechino è abbastanza nuova per me e questo mi intriga ancora di più. I designer cinesi possono contaminare la propria cultura con gli insegnamenti d’arte che hanno tratto oltreoceano, come per esempio il design scandinavo. Quando questo si fonde con il design cinese, il risultato è molto emozionante, perché i cinesi sono noti per l’artigianato ed è cosa buona, per loro, esplorare un nuovo livello.

Può spiegare in cosa consiste la sua ricerca?

Ho iniziato la mia ricerca sui Shaped Memory Materials tra il 2008 e il 2010. Io sono estremamente interessata a comprendere come i materiali tecnologicamente avanzati siano in grado di migliorare il nostro modo di vivere e di creare una migliore esperienza dell’ambiente circostante. Penso ci siano molte energie invisibili intorno a noi che non possiamo vedere o toccare, ma per comprenderlo abbiamo bisogno di alcuni strumenti e oggetti che ci aiutino. Potrebbero essere gli oggetti e i materiali d’uso quotidiano, come i tavoli o l’arredamento.
Ho cominciato a indagare quest’ambito durante il master, quando ho fatto ricerca sulle Shaped Memories dei polimeri o delle fibre, quindi ho cercato di capire il motivo per cui siano stati creati, perché la lega è un materiale relativamente nuovo, risale a circa 30 anni fa. Per spiegare meglio, si tratta di un pezzo di lega in titanio. Quando si fa scorrere l’energia elettrica al suo interno, si muove verso l’interno o verso l’esterno a seconda di come è stato programmato; è molto affascinante, perché non c’è bisogno di toccarlo, l’elettricità passa e lo fa muovere.

Allora, ho cominciato a capire perché è stato progettato e ho osservato che è spesso usato nell’industria militare, per esempio nelle protezioni dei soldati. Ma dunque è ispirato alla forma dei muscoli umani. Questa radice umana mi ha indotto a pensare che dovrei guardare all’origine naturale delle cose che hanno in comune concetti simili, allora mi metto alla ricerca di oggetti che hanno qualità analoghe, finché ho scoperto la pigna. Ha un meccanismo fisico incredibile che le permette di aprirsi e di chiudersi in base alle variazioni di umidità nell’aria. Così ho iniziato a riflettere sul modo per imparare dalla natura a ridisegnare l’ingegneria del settore tessile.

Guardando quello che faccio, un sacco di gente potrebbe dire: “Ma quello non è un tessuto”. Tuttavia penso che ci sia un malinteso nel fatto che si consideri “tessile” solo il tessuto cucito insieme. In realtà, un legno sottile due millimetri può essere flessibile come un tessuto, allora perché non utilizzarlo come tessile?
Da qui muove la mia ricerca e questo spiega perché io sia interessata al nuovo, come l’elettronica, cercando di unirlo ai materiali intelligenti. Così è nato il mio primo progetto, che è Naturology. Naturology consiste nel riscoprire la vita segreta dei tessuti: vedere come si può indurre i tessuti a “ballare” in base ai cambiamenti del nostro ambiente, una specie di partnership tra elettronica e natura. Il passo successivo è Climatology.

Climatology (vedi il video su https://vimeo.com/69517240) è la mia ultima collezione. Consiste ancora una volta nell’osservare come l’umidità e il calore possano produrre movimenti nei tessuti. Ho molta voglia di andare più in là e vedere come l’elettricità possa produrre movimenti ancora più stravaganti, totalmente connessi con trasformazioni naturali. Inoltre, anche le nostre esperienze di vita cambiano e, avendo appena iniziato a vivere a Pechino, mi misuro con sbalzi climatici estremi: un giorno c’è il temporale, la tempesta, la pioggia, e il minuto successivo esplode un caldo soffocante. Come può un materiale normale sopportare questi agenti atmosferici?

Le sue idee sono basate sull’innovazione. Cosa vuol dire la parola “innovazione”?

Per me, nell’innovazione abbiamo molto da imparare dalla natura. Può essere la reinterpretazione di qualcosa che esiste già, dipende tutto da come lo applichiamo.
L’innovazione ha a che fare con l’uso intelligente di ciò che già esiste nell’ambiente, non con l’inventare qualcosa giusto per il gusto di inventare. Per esempio, la mimica è un modo molto intelligente di imparare dalla natura.
Ho già spiegato che le leghe esistono da circa 30 anni, sono state inventate dagli umani, ma la natura ha avuto tale comportamento per 1,2 miliardi di anni. Quindi, perché non imparare da ciò che già esiste e migliorarlo? E’ più sostenibile, resistente e flessibile. Se usiamo i materiali con intelligenza, possiamo essere più sostenibili in termini di energia che, con le risorse naturali, è una delle cose più importanti da preservare. Se facessimo del design che va in questa direzione, faremmo qualcosa di veramente innovativo.

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