La fonte è autorevole e di parte imprenditoriale ma la notizia paradossalmente potrebbe avere risvolti positivi più per gli ambientalisti. Ieri il titolo di apertura del Sole24Ore recitava: “Gas, le regole Ue bloccano 10 miliardi di investimenti nelle centrali italiane”. In pratica il quotidiano di Confidustria si lamentava del trattamento dell’Unione europea. Le regole sulla tassonomia delle fonti energetiche – le stesse che hanno rilanciato il nucleare – hanno come corollario di «fissare emissioni di CO2 irraggiungibili» per la riconversione delle attuali centrali a carbone da riconvertire a gas. Mandando all’aria i piani delle industrie per pagarsi la riconversione con i soldi europei.
Nell’articolo interno una dettagliata piantina del Belpaese quantifica in ben 48 «le nuove centrali a gas in lista d’attesa» che coinvolge quasi tutte le regioni e molte imprese, in testa Enel, Edison e MetaEnergia in testa. E il grido di dolore era così sintetizzato: «Gran parte dei progetti italiani dovranno far ricorso a risorse proprie».
La notizia potrebbe però cambiare gli equilibri in molti contesti a partire da una delle centrale a carbone più grandi e più longeve in Italia: quella di Torrevaldaliga Nord di Enel – in questo momento la centrale a carbone sta lavorando a pieno regime proprio per il caro gas sfruttando la richista di energia a prezzo più basso – su cui l’intero territorio di Civitavecchia sta spingendo per cambiare il progetto di riconversione a gas proponendo l’eolico con piattaforma in mezzo al mare, il cosiddetto off-shore.
Se finora Enel non è spostata di un millimetro dal progetto di riconversione a gas con costruzione di una nuova centrale che potrebbe durare solo 10 anni senza modificare sostanzialmente l’inquinamento che da decenni colpisce tutta la zona di Civitavecchia, qualche segnale di cambiamento è già arrivato. Sia Unindustria – la confindustria locale – che le cooperative sono a favore.
Un progetto esiste già da parte dello studio Severini e ha già partecipato al bando del ministero della Transizione ecologica – previsto dal Pnrr – a giugno con una riunione operativa a settembre. Si tratta di un progetto modulare, con il primo step che prevedrebbe l’installazione di 15 pale, per una produzione di 210 Megawatt ed un investimento totale che si aggira sui 600 milioni di euro a cui si potrebbe aggiungere anche un hub del Mediterraneo per l’eolico offshore. In sostanza, il porto di Civitavecchia potrebbe costituire il luogo dove inizialmente assemblare i componenti e successivamente organizzare le attività di progettazione e costruzione, creando vere opportunità di lavoro di qualità.
Proprio lunedì la Cgil terrà un importante convegno dalle ore 9.30 in streaming dal titolo “Civitavecchia oltre il fossile” con un confronto con le realtà territoriali, associazioni ambientaliste e esperti del settore. Interverranno il sindaco di Civitavecchia Ernesto Tedesco e l’assessora regionale alla transizione ambientale Roberta Lombardi. Concluderà i lavori la vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi.
«Si tratta di un’iniziativa confederale grazie all’impegno della segretaria locale Stefania Pomante, nata da un lungo lavoro di ascolto e coinvolgimento delle categorie interessate, noi meccanici e i portuali assieme alle associazioni ambientaliste: l’idea è quella del sindacato di strada. La richiesta comune è: rinnovabili e futuro per tutto il territorio – spiega il segretario della Fiom locale Giuseppe Casafina – . Ci aspettiamo che Enel finalmente accetti il progetto visto che in altre realtà come la Puglia ha aperto all’eolico».