Situazione al collasso in Sierra Leone, dove la diffusione di Ebola ha causato finora oltre 678 morti e il tasso di infezione è in aumento, con cinque casi ogni ora. La nuova emergenza deriva dal fatto che le squadre incaricate di raccogliere e seppellire le salme altamente infettive delle vittime del virus hanno incrociato le braccia. Lamentano di non ricevere lo stipendio da due settimane (la paga, settimanale appunto, è di 100 dollari). «Svolgiamo il lavoro più rischioso – dicono – e con tutti i fondi internazionali entrati nelle casse per l’emergenza il governo ancora trattiene i nostri soldi». Anche i loro colleghi in Liberia, il paese più colpito con oltre 2 mila morti, annunciano agitazioni: chiedono almeno 700 dollari al mese e dotazioni protettive più efficaci. Intanto a Freetown, nel distretto di Aberdeen, i cittadini allarmati per i corpi lasciati in strada e nelle case da oltre 48 ore hanno inscenato proteste e blocchi stradali. La Gran Bretagna dal canto suo annuncia l’invio di 750 uomini. Personale medico? No, militare. La missione ufficialmente è finalizzata a dare un contributo nella costruzione di un centro per il trattamento dei malati. Londra invierà anche una nave della Royal Fleet Auxiliary, l’Angus, e tre elicotteri Merlin.