L’alta disoccupazione giovanile che colpisce «la generazione più istruita di sempre» rappresenta uno dei maggiori problemi che deve fronteggiare oggi l’Europa. «Per evitare una generazione perduta dobbiamo agire velocemente». È un messaggio preoccupato quello che lancia il presidente della Bce Mario Draghi in occasione della presentazione del Rapporto 2015 dell’Eurotower. Un anno che ha sicuramente avuto degli aspetti positivi, secondo il punto di vista del governatore, ma che non ha certo visto risolversi nodi come la ripresa tuttora «incerta» e la difficoltà di risalita dei prezzi: tutto questo nonostante il Qe e gli sforzi dello stesso Draghi.

Il numero uno della Bce ha consegnato timori e speranze nell’editoriale di apertura del Rapporto: «Il 2016 non sarà meno foriero di sfide per la Bce – spiega Draghi – Le prospettive per l’economia mondiale sono circondate da incertezza. Dobbiamo fronteggiare persistenti forze disinflazionistiche. Si pongono interrogativi riguardo alla direzione in cui andrà l’Europa e alla sua capacità di tenuta a fronte di nuovi shock. In questo, il nostro impegno a onorare il mandato conferitoci continuerà a rappresentare un’ancora di fiducia per i cittadini d’Europa».

Draghi conferma insomma che la banca centrale, ove necessario, interverrà nuovamente attraverso la leva monetaria. Direzione che si legge anche nelle parole del capo economista della Bce, Peter Praet: «Se ulteriori shock avversi dovessero materializzarsi – ha spiegato – le nostre misure potrebbero essere ricalibrate una volta di più, in modo commisurato alla forza del vento contrario, tenendo conto anche dei possibili effetti collaterali».

Una politica che Draghi rivendica quasi con orgoglio, e che a suo parere ha tenuto lontano rischi di deflazione profonda e (ancor più) bassa crescita: « Queste misure si sono dimostrate efficaci», dice il presidente Bce riferendosi al programma di acquisto di attività (Paa), ovvero l’immissione di denaro nel sistema noto anche come Qe. «Le condizioni di finanziamento hanno registrato un considerevole allentamento: dalla metà del 2014 i tassi sui prestiti bancari sono diminuiti di circa 80 punti base nell’area dell’euro, con un effetto di trasmissione equivalente, in circostanze normali, a una riduzione una tantum dei tassi di 100 punti base. Anche la crescita e l’inflazione ne hanno beneficiato. In base alle valutazioni degli esperti dell’Eurosistema in assenza del Paa, considerando anche le misure di dicembre, l’inflazione sarebbe risultata negativa nel 2015 e sarebbe stata inferiore di oltre mezzo punto nel 2016 e di circa mezzo punto nel 2017. Il Paa determinerà un aumento del Pil dell’area euro di circa 1,5 punti nel periodo 2015-2018».

«Con queste decisioni – conclude Draghi – abbiamo ribadito che, anche dinanzi a forze disinflazionistiche su scala mondiale, la Bce non si piega a un livello di inflazione eccessivamente basso». La dinamica dei prezzi bassi (e a tratti sono stati anche negativi) è come si sa il nemico numero uno del governatore, ma per il momento il tasso di inflazione è molto distante dall’obiettivo di massima del 2%.

E per quanto riguarda più specificamente il nostro Paese? A difendere le politiche messe in campo dalla Bce ci ha pensato il timoniere della Banca d’Italia, Ignazio Visco: senza le misure decise da Francoforte, ha spiegato, «la recessione italiana sarebbe finita solo nel 2017, e l’inflazione sarebbe rimasta negativa per l’intero periodo di tre anni».

L’Italia – ricorda il Rapporto Bce – è tra i quattro Stati il cui bilancio 2016 viene stimato «a rischio di non attuazione» rispetto alle regole del Patto di stabilità e di crescita, anche se dall’altro lato le raccomandazioni della Commissione Ue hanno trovato un grado di adempimento «in qualche misura superiore» rispetto a tutti gli altri paesi che da Bruxelles hanno ricevuto un warning per «squilibri eccessivi».

Una nota positiva quindi, per quanto la nostra economia, vista da Francoforte, resti problematica: attenzione alle politiche di bilancio e al risanamento del debito, quindi, le ricette che dall’Eurotower non mancano mai di recapitarci, e una maggiore concentrazione sul nodo irrisolto della disoccupazione, drammaticamente pesante, soprattutto, nelle fasce di età più giovani.