Fine della campagna elettorale che da marzo condiziona la politica di Berlino, e inizio della conta dei voti che stabilirà chi guiderà lo Stato-chiave della Germania per i prossimi cinque anni. Oggi, nel segreto dell’urna, 9,5 milioni di bavaresi decideranno se rinnovare la fiducia all’eterno governo monocolore Csu o accendere la svolta social-ecologista immaginata dai “Nuovi Verdi”. Scegliendo, in buona sostanza, tra la tradizione & sicurezza del programma cristiano-sociale e la «Baviera aperta e colorata» proposta dal primo partito dell’opposizione.

UN TEST NEVRALGICO per l’attuale governatore, Markus Söder, candidato al secondo mandato con la Csu che nel sondaggio Zdf di venerdì è crollata al 34% del consenso perdendo la maggioranza assoluta. Ma anche la prova del nove per il ministro dell’interno Horst Seehofer accusato di aver disboscato la foresta di voti del partito ex “padre-padrone” del Land; nonostante da Berlino abbia costruito il Masterplan anti-profughi proprio su misura delle elezioni di oggi.

Sarà anche l’ennesimo referendum sulla cancelliera “immigrazionista” Angela Merkel, cui gli avversari interni hanno appena scippato il posto di capogruppo al Bundestag: fra un mese e mezzo è attesa anche all’esame di conferma della sua presidenza della Cdu.

In parallelo, il risultato del voto già stasera profilerà la forza dell’opposizione “istituzionale” alla Csu, mentre un bavarese su dieci orientato a barrare la croce su Alternative für Deutschland si appresta a regalare all’ultra-destra la spunta del Parlamento regionale più importante della Repubblica federale. Tutto con la Linke al 4%, sotto la soglia di sbarramento, e la Spd incarnata dalla candidata Natascha Kohnen che vale appena due punti in più di Afd e uno dei “Freie Wähler”.

«Dieci punti per la Baviera» è il programma dei Verdi contro il governo Söder. Primo: «biodiversità» secondo: «equal rights» terzo: «100% di energia pulita entro il 2030» quarto: «50 mila nuove case popolari ad affitto accessibile». All’ombra delle fabbriche di Ingolstadt, nelle vallate alpine, come fra i centri culturali del “Freistaat Bayern” l’idea piace al 19% dei cittadini.

I Verdi promettono la fine dei controlli con l’Austria («creano un confine interno all’Unione europea») al pari della garanzia del rispetto dei «diritti civili» nei tribunali come nelle stazioni di polizia. Oltre all’istituzione del terzo parco nazionale nel Land, di «un mezzo pubblico all’ora dalle 5 alle 24 in ogni comune» e la tutela delle api in via di estinzione.

I MIGRANTI? «Facciamo in modo che i rifugiati possano frequentare i corsi di lingua e lavorare fin dall’inizio. I profughi impegnati nell’apprendistato riceveranno lo status di asilo sicuro. Questo significa anche pianificare con certezza il lavoro delle imprese in Baviera. Prima, però, devono finire le deportazioni in Afghanistan o nei campi profughi».

Una rivoluzione copernicana rispetto agli agenti di frontiera autonomi istituiti a fine estate dal premier Söder o agli accordi di rimpatrio fuori e dentro il cassetto del ministro Seehofer. La sicurezza per i Grünen si traduce soprattutto in «più fondi alle professioni del settore sociale».

Sulla stampa nazionale la giovane candidata-governatrice Katharina Schulze, classe 1985, entrata nei Verdi dieci anni fa, riflette il volto del cambiamento insieme all’aspirante co-premier Ludwig Hartmann, 40 anni, che oggi si misurerà nella circoscrizione di Monaco-centro.

SU WEB E SOCIAL, invece, il video-spot dei Verdi bavaresi pone di fronte alla scelta tra la mucca sul prato, le feste con danze popolari, la tradizione culinaria locale, e un mondo in bianco e nero circondato da filo spinato sovrastato dal volto di Seehofer. Immagini fin troppo naïf, eppure capaci di illustrare come si è convinto un quinto dell’elettorato che secondo l’istituto Forsa fino a ieri ruotava per il 25% nel bacino della Csu, nel 7% dei casi votava Fdp e in gran massa militava a sinistra: il 42% nella Spd e l’8% nella Linke. Si aggiunge al 16% di bavaresi che fino a ieri non si presentava alle urne.

UN’ALTERNATIVA credibile allo strapotere cristiano-sociale, che in ogni caso non risolve l’incognita del nuovo governo. Scartate a priori le coalizioni Csu-Verdi e Csu-Afd per l’incompatibilità dichiarata dallo stesso Söder, l’alleanza con i “Freie Wähler” o Fdp (che vale solo 5-6% nei sondaggi) appare oggettivamente difficile. L’alternativa determinata dalla somma di Verdi, Spd e Linke, a meno di sorprese, si ferma a quota 35%. Il rimanente dei 18 partiti che rappresentano i 1.923 candidati totali, invece, è destinato, a rimanere una comparsa sulla scheda elettorale fino a stasera. Dai Piraten al Partito Bavarese, dal Partito della Franconia a quello degli Umanisti o dei Vegetariani e Vegani.